In coma etilico a 15 anni, adesso si cerca chi ha venduto gli alcolici al ragazzo

Dramma di un ragazzo su una panchina dietro San Domenico. La richiesta di aiuto, i soccorsi, salvato in ospedale: niente droga

Ambulanza (foto d'archivio)

Ambulanza (foto d'archivio)

Arezzo, 3 ottobre 2022 - «Correte, il mio amico sta male": l’appello è partito nella notte. Una notte ancora acerba, le 23.30 del sabato: quando il Milan era appena uscito dal campo e il centro era pieno fino all’orlo. In quegli istanti, tra gli echi Tv del calcio e quelli della movida, si è giocato il dramma di un ragazzo di 15 anni. Un ragazzino dovremmo dire, anche se ormai le tappe vengono bruciate a due a due come le scale.

Qualcuno dal suo gruppo decide di chiedere aiuto. Siamo dietro piazza San Domenico, in via del Balilla.

Ma dovremmo dire vicolo, una strada del tutto laterale e che una volta all’anno finisce sotto i riflettori, spesso per le scaramucce tra quartieristi all’ammassamento fatidico che precede la sfilata. A giugno erano volate delle pigne. Quasi tutte a vuoto: ma di sicuro avrebbero fatto meno male dell’alcol trangugiato in un sabato sera.

Il ragazzo perde i sensi, gli amici per fortuna si spaventano: alla telefonata il pianeta del soccorso reagisce al volo, nel vicolo arrivano un’auto medica e un’ambulanza della Croce Rossa. L’ambulanza si trattiene appena il tempo di intubare il quindicenne: è grave, riscontrano i medici, e non c’è da perdere tempo.

La rapidità è sinonimo di efficacia: la corsa in ospedale passando da Porta San Clemente e poi dal tunnel del Baldaccio, l’arrivo al Pronto Soccorso, le prime cure. Le bocche sono cucite, se già non bastassero le mascherine del personale, ma il fisico sano del ragazzo fa la differenza: reagisce, sta meglio.

Uno scampato pericolo che però non cancella quelli che riprendono corpo nelle notti aretine. Da anni l’alcol è il nemico da combattere: divieti, ordinanze del sindaco, i controlli serrati di tutte le forze dell’ordine.

Nel cono d’ombra, letteralmente..., finisce sempre più spesso non tanto il vicolo del Balilla quanto l’area delle scale mobili che è lì a ridosso. Gli occhi di tutti si concentrano sulla Badia, su San Francesco, sul Corso, su Sant’Agostino: ma poi c’è una frangia che preferisce stare al largo. E spesso battezza proprio quell’area verde a ridosso delle mura che precede il percorso meccanizzato. Silenziosa, quasi invisibile.

I carabinieri , intervenuti nella notte di San Domenico, conducono le indagini. Di droga non si parla, la prima impressione confermata da fonti sanitarie viene smentita alla prova dei fatti e dei test tossicologici: il ragazzo non ha assunto stupefacenti. Solo alcol ma a giudicare dagli effetti tanto. Uno dei primi obiettivi diventa così quello di scoprire chi glielo abbia venduto: e l’impresa non dovrebbe essere impossibile, tra scontrini e sacchetti, sempre che la bottiglia non arrivasse da casa.

Ma qui c’è un nodo che va al di là delle indagini e delle possibili responsabilità: c’è il fenomeno di una generazione che spesso è in balìa di certe dipendenze, comprese le più semplici. C’è un male di vivere che gli anni della pandemia hanno addirittura aggravato. Un amico ha lanciato l’appello, un nemico resta in agguato: c’è chi lo sottovaluta ma alla fine è l’unico a non affogare in un bicchiere.