Chiudono il locale e lo trasferiscono in centro: ristoranti, la legge di piazza Grande

"Dario e Anna", l'ultima scommessa: addio a via Veneto, maxi-sbarco sotto le Logge. Mai tante attività nella città alta: la scossa di Natale comincia a fare la differenza

Luca Scoscini atterra sotto le Logge

Luca Scoscini atterra sotto le Logge

Arezzo, 16 gennaio 2019 - Hanno riscoperto piazza Grande. Sono atterrati lì, sul mattonato rosso come la crosta di Marte e con l’espressione di Armstrong quando passeggiava sulla Luna. E la stanno rigirando come un calzino. La piazza dimenticata è la nuova meta dei locali: una piazza dei tavolini da far concorrenza a San Francesco, una rete di imprese senza precedenti.

La scossa di Natale, è chiaro, ci ha messo del suo, perché da tre anni lassù dove batte il sole il letargo invernale si è ridotto e la folla risale dove un tempo faticava perfino a scendere. L’ultima mossa? E’ firmata Luca Scoscini, un altro dei ristoratori di grido a scommettere sulla piazza: fino a tagliarsi la terra alle spalle. Chiude «Dario e Anna», l’impresa più famosa di via Veneto, in cima alle graduatorie di Tripadvisor.

La chiude dopo 55 anni suonati e forte di un afflusso che raramente lascia i tavoli vuoti. Chiude per puntare tutte le sue risorse su piazza Grande. «Non è una scelta contro via Veneto, non l’avrei mai abbandonata se non trovando qualcosa di meglio». E quel qualcosa lo ha trovato. «I segnali da novembre a oggi parlano da soli: ci sono potenzialità straordinarie per tutti».

Quindi? Al bar unisce il ristorante e entro l’anno anche l’enoteca. Salone sotto, due sale stile privè sopra, l’esterno, i vini con apertura dalla scalinata: e un orario no-stop che dalle 7 a mezzanotte copra tutti i target possibili e immaginabili. «E’ una scommessa che ci fa perfino un po’ paura, perché via Veneto era la mia creatura: però a volte bisogna scegliere». Chiusura di qua e apertura di là prima di Pasqua: così, a passo di corsa. Ma non è una scelta isolata. Mai sotto le Logge c’era stata una copertura del genere sul piano della ristorazione.

I fratelli Fazzuoli sono la continuità ma insieme anche il punto fermo da tanti anni, Leone che ha attecchito bene di fianco, davanti la Bottega di Gnicche che dalla pedana ha preso lo slancio per un triplo salto mortale, il bar a centro piazza in un posto sicuro, la pizzeria d’angolo alla quale mancano solo gli spazi dove incastrare tavoli d’inverno. L’angolo della fontana presidiato con forza dal «Mattarello», all’angolo di via Pescaia.

Via Seteria dove alle gastronomie aperte se ne sta per aggiungere un’altra dagli spazi doppi, il pub a gomito con il Corso, davanti alla Pieve il Burzi nella sua variante non antiquaria ma gastronomica . A fianco della Pieve il ristorante omonimo che naviga tranquillo dalla sua apertura. Un carosello di insegne, che non viaggia da solo. Perché durante i mesi del mercatino tanti antiquari spesso aperti solo per la Fiera hanno sperimentato il fascino degli altri weekend.

Perché c’è perfino chi si è avventurato oltre i portoni di legno, stendendo i propri gioielli anche all’esterno. Perché i lavori in corso a Fraternita consegneranno una piazza ulteriormente rinnovata, negli spazi e nelle proposte. Perché la Fiera è sempre la Fiera. Perchél’estate è sempre più un suo terreno di caccia. Perché i tirolesi per rimanere pongono una sola condizione: rimanere lì. Un piccolo passo per l’uomo? Piccolissimo: quello che divide i turisti e gli aretini dai tavoli di un ristorante.