Centro storico, nuove regole per i negozi

Approvato il regolamento che limita le nuove aperture di esercizi che non rispondano a princìpi di decoro e tipicità. Parla l’assessore Isetto

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di Maria Rosa Di Termine

Nuove norme per le attività nei centri storici del territorio di Montevarchi. Il cuore di capoluogo e frazioni dove non sarà possibile d’ora in poi aprire ad esempio sexy shop, night club, sale giochi e negozi di cannabis legale. Non solo, perché nel regolamento per la tutela e il decoro, approvato a maggioranza nell’ultima seduta dell’anno del Consiglio comunale, figurano anche limitazioni per la vendita di alcolici e di prodotti etnici, siano essi alimenti o artigianato. Addio alla "contaminazioni" del mondo globale, dall’Occidente all’Oriente, per lasciar posto alla tipicità Made in Italy, meglio ancora se in Tuscany. Nell’abitato montevarchino, peraltro, le regole si estendono anche alle aree limitrofe, ovvero le piazze Vittorio Veneto, Mazzini, Cesare Battisti, e le vie Trento e Ammiraglio Burzagli, fino all’incrocio con piazza Giotto nel quartiere Giglio. A illustrare le modifiche alle normative vigenti fin qui è stata l’assessore Maura Isetto: "Vogliamo favorire la conservazione e valorizzazione dell’immagine della città, migliorare la qualità della vita dei residenti e contrastare comportamenti potenziali di degrado delle zone monumentali sul piano architettonico e strutturale".

Scendendo ancor più nel dettaglio stop ai locali che ospitano distributori automatici, mentre le botteghe di vicinato, alimentari e non, e quelle artigiane dovranno riservare almeno il 70 per cento della superficie di vendita alle produzioni locali e italiane e lo stesso dovrà accadere per market e minimarket. Gli imprenditori che sono già presenti proseguiranno in serenità il loro lavoro, ma senza ampliare neanche di un metro quadro lo spazio commerciale, fatti salvi motivi di igiene e sicurezza. Qualora subentrasse invece nella gestione un altro commerciante dovrà adeguarsi alla normativa. Capitolo a parte per le insegne, rigorosamente in caratteri latini, quelli propri della lingua cara a Dante e al Manzoni, senza sconfinamenti i in arabo, cirillico o cinese, solo per citare qualche idioma, e le vetrine che non potranno diventare aree di stoccaggio delle merci, da collocare sugli scaffali, né accogliere pannelli luminosi, eccezion fatta per le luci decorative delle festività, Natale in primis. In questo caso tutti saranno chiamati a uniformarsi al disposto regolamentare entro 90 giorni.

Il provvedimento non ha trovato l’unanimità e i gruppi di opposizione, pur condividendo alcuni passaggi, hanno sottolineato come le sole restrizioni non aiuteranno a rilanciare il centro che al contrario con i divieti rischia la desertificazione.