Caterina senza pace, funerale rinviato Riparte l’inchiesta: serve l’autopsia

Oggi non ci saranno i funerali della figlia di mamma-coraggio Cristina Rosi morta a 2 anni e mezzo. Il pm cambia l’accusa per i 4 medici indagati: diventa omicidio colposo per la vicenda della bimba

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di Lucia Bigozzi

Caterina tiene tra le piccole mani un angioletto. L’accompagnerà nel viaggio. Un fiocco rosa tra i capelli incornicia un volto di porcellana con i grandi occhi chiusi sul mondo e aperti all’infinito. La bara bianca al centro della cappellina di San Giovanni ad Alberoro, frazione alle porte di Arezzo dove la bimba viveva fino a giovedì con la mamma Cristina Rosi e il babbo Gabriele Succi, è un pugno allo stomaco, una lama che affonda e fa male. Intorno a lei le lacrime, lo strazio, le carezze e le parole d’amore sussurrate dalle nonne, Mirella e Marcella. La veglia Gabriele, chiuso in una maschera di dolore. Poche parole che pronuncia a stento.

Le persone si dispongono al mesto pellegrinaggio, alla vigilia dei funerali fissati per oggi. Ma i funerali non ci saranno. Rinviati. La decisione arriva all’improvviso e a portarla a Gabriele sono i carabinieri che comunicano la disposizione del magistrato, Marco Dioni, titolare dell’inchiesta con al centro quattro medici indagati - tre in servizio a Careggi e un ginecologo aretino - con l’accusa di lesioni colpose gravissime. Dopo la chiusura delle indagini, il pm era pronto a firmare la citazione a processo ma la morte di Caterina cambia il quadro.

L’accusa ora è di omicidio colposo relativamente alla vicenda della bambina di due anni e mezzo, che si è arresa giovedì, in una cameretta dell’ospedale Meyer. L’autopsia, atto dovuto ai fini dell’inchiesta, sarà eseguita tra lunedi e martedì all’obitorio dell’ospedale di Siena dove la bambina è stata trasferita dalla camera ardente appena allestita ad Alberoro. L’ennesimo macigno sulla testa di Gabriele e i familiari.

"Per la mia bambina non c’è pace, neanche ora", sussurra il babbo, 42 anni, piegato dal dolore. E’ ancora lui ad accompagnarla, con l’auto dietro al carro funebre, fino a Siena. La camera ardente è stata chiusa e i funerali ci saranno probabilmente la prossima settimana. Da ambienti vicini alla procura filtra una certa irritazione per il fatto che la salma sarebbe stata restituita ai familiari senza avvertire in tempo il magistrato che conduce l’inchiesta. Se fosse avvenuto, ai familiari sarebbe stato risparmiato lo strazio di comporla nella camera ardente e poi assistere, impotenti, al trasferimento all’obitorio senese.

L’indagine era partita nel gennaio 2021 dopo la querela nei confronti di ignoti presentata da Gabriele Succi che chiede giustizia per moglie e figlia. Nel dibattimento si dovrà appurare se da parte dei medici indagati vi sia stata sottovalutazione del quadro clinico della giovane madre, da anni alle prese con una forma importante di cardiopadia.

Nel percorso di gestazione Cristina era seguita da un ginecologo aretino, non di ambito ospedaliero, e dagli specialisti della cardiologia di Careggi ai quali era stata indirizzata tra giugno e luglio 2020 proprio per il problema al cuore.

Dagli accertamenti, sarebbero emerse anomalie nella condotta dei medici e nella comunicazione a Cristina del rischio che avrebbe potuto correre durante la gravidanza. Gli stessi periti, nella relazione consegnata al pm, avrebbero indicato la necessità del ricovero ospedaliero un mese prima del cesareo. Misura che avrebbe potuto evitare il dramma di madre e figlia.