Catasto, è già allarme per la riforma

Iter ancora in corso: cosa potrebbe cambiare da Saione al centro. Il geometra Rossi e le quotazioni attuali

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di Diego D’Ippolito

La riforma del Catasto ancora non c’è, ma il fatto che in parlamento la maggioranza ha rischiato di andare sotto, la dice tutta sul sentiment rispetto al tema. Anche ad Arezzo sale l’attesa da parte dei professionisti che vogliono vederci chiaro, avere certezze. Il geometra Paolo Rossi che è consigliere del collegio, più di altri ha il polso della situazione perché da anni si occupa di catasto. "C’è molta confusione sulla riforma, ad oggi nessuno ha detto cosa ha intenzione di fare. Molti sbandierano questa necessità per evitare le sperequazioni presenti. Sostanzialmente per quello che ne sappiamo la riforma è incentrata nella modifica di calcolo delle rendite. Oggi abbiamo un catasto che ragiona a "vano" e siccome il mercato non tiene più conto di questo valore, la volontà sostanzialmente è quella di uniformare la rendita all’indice della superficie", spiega Rossi. In estrema sintesi oggi il valore catastale di un immobile dipende dalla categoria alla quale è iscritto questa determina una rendita che è quella che poi viene utilizzata per il calcolo dell’Imu che viene pagata sulle seconde case e sulle prime solo se l’abitazione è considerata di lusso: e quindi se rientra nelle categorie A1, A8 e A9, ovvero case signorili (un centinaio ad Arezzo), ville e castelli. Ed è proprio questo il punto di rottura, se nei prossimi anni la tassazioni non cambierà è probabile che possano esserci delle modifiche una volta che tutto gli immobili verranno aggiornati. "Tra un immobile che vale di più commercialmente rispetto ad un altro non è detto che corrisponda la stessa differenza di rendita catastale spesso ci sono delle sperequazioni. Ad esempio in centro storico ci sono fabbricati non interessati da anni ad aggiornamenti catastali e con rendite molto basse al contrario ci sono immobili che interessati da variazioni catastali hanno una rendita sproporzionata", spiega Rossi. Insomma, se per un immobile magari di pregio nel centro storico non si è mai fatto un aggiornamento, il rischio è che possa avere una rendita molto minore di un appartamento nuovo in periferia. E allora in futuro quali potrebbero essere i nuovi parametri di riferimento oltre alla metratura? "Una riforma potrebbe basarsi ad esempio sull’osservatorio immobiliare dell’agenzia delle entrate, ma che spesso è affetto da errori. Faccio un esempio: secondo queste quotazioni, tutti gli appartamenti nel quartiere di Saione hanno la stessa rendita, ma questo è impensabile, ci sono zone ed edifici diversi nella stessa categoria presa in esame dall’agenzia delle entrate. Noi geometri non siamo impauriti dalla riforma che è da fare, ma sul come potrebbe essere fatta".

Vediamo quindi nel dettaglio quelle che ad oggi sono in città le quotazioni definite dall’agenzia delle entrate. Nel centro storico, tutta la parte racchiusa nella cerchia delle mura è quotata da un minimo di 980 euro al metro quadrato per abitazioni in stato di conservazione scadente, fino a 2400 per quelle in ottimo stato. La zona semicentrale di viale Santa Margherita fino al raccordo, via Tarlati e il villaggio Oriente hanno un quotazione che va da un minimo di 1100 ad un massimo di 2050 se sono in ottimo stato. Mettiamo invece sotto la lente la zona Baldaccio, via Marco Perennio, Orciolaia, qui si va dai 1050 ai 2200, per le abitazioni di tipo economico si può scendere anche a 870. C’è poi tutta una zona della città molto ampia, che comprende Saione, il Belvedere, San Donato e via Dal Borro dove le abitazioni civili vanno dai 1100 ai 2200. In questi quartieri le abitazioni economiche vengono valutate dagli 840 ai 100. Nel quartiere Giotto le quotazioni dell’agenzia delle entrate partono da un minimo di 1250 ad un massimo di 2400, parliamo ovviamente di abitazioni civili.