
Caso pensioni, fuga dall’ospedale: "Trenta medici pronti a lasciare"
Fuga dall’ospedale. Ci stanno pensando o provando una trentina di medici nell’Asl sud est, tra i dieci e quindici professionisti al San Donato. Stime, per ora, ma che potrebbero trasformarsi in numeri reali con una dead line precisa: 31 dicembre, cioè tra meno di due mesi. L’effetto sarebbe immediato e le conseguenze di un potenziale "addio in blocco" ai reparti potrebbero pesare sull’organigramma dei camici in servizio.
Dalla corsia agli uffici di patronati e sindacati che ricevono "decine di telefonate da professionisti interessati al conteggio della pensione e al calcolo dei requisiti", spiega Gian Maria Acciai, segretario provinciale Funzione pubblica Cgil, che lancia la mobilitazione: tra dieci giorni sciopero nazionale e astensione dal lavoro secondo il calendario toscano. La miccia che rischia di innescare l’esplosione sta in un articolo della legge di stabilità, ancora in bozza, alla voce "revisione" delle aliquote di rendimento previdenziali per pensioni liquidate dal 1 gennaio 2024. Riguarda la sanità ma anche il personale degli enti locali, Comuni in testa, e più in generale il grande comparto dei dipendenti pubblici.
In particolare, la misura coinvolge chi andrà a riposo dal primo gennaio e con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni: si parla di dipendenti pubblici che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995. Il taglio medio ipotizzato dalla norma, si attesta su quota del 25 per cento rispetto all’assegno maturato. Secondo quanto indicato nell’ultima bozza della manovra finanziaria, la quota retributiva della pensione, ovvero quella riguardante i contributi versati prima del 1996, subisce un importante ridimensionamento. Secondo l’analisi della Cgil la forbice dei tagli per una pensione di vecchiaia nel 2024, con 35 anni di contribuzione e 67 anni di età ed una retribuzione di 30mila euro annui lordi, inciderebbe per circa seimila euro all’anno che salgono a circa ottomila con una retribuzione di 40mila euro all’anno, per arrivare a una riduzione di circa 10mila euro per retribuzioni pari a 50mila euro all’anno.
"Ma anche nei casi delle fasce più basse, chi è entrato al lavoro nei primi anni Novanta potrebbe avere una pensione decurtata di 700-800 euro all’anno, una cifra sempre importante che impatta sui bilanci familiari. Per questo i medici che hanno maturato i requisiti sono orientati ad andare in pensione al 31 dicembre, prima che scatti la tagliola prevista dalla norma che speriamo sia modificata durante l’iter parlamentare", sottolinea Acciai.
Chi indossa il camice bianco conferma "la preoccupazione tra i colleghi e la corsa a chiudere la carriera, pur volendo proseguire". Riccardo Conti, lavora al dipartimento di igiene pubblica della Valtiberina ed è delegato medico ai rapporti sindacali Cgil: descrive un quadro che in prospettiva "potrebbe portare al pensionamento di circa una trentina di medici nella Sud Est. Tra di loro ci sono colleghi che avevano già chiesto di continuare ma ora pensano all’iter pensionistico dal 1 gennaio. Il rischio è che una trentina di professionisti lascino gli ospedali dalla sera alla mattina, all’incirca tra dieci e quindici al San Donato - lascino dalla sera alla mattina e non vengano sostituiti perchè manca il tempo per predisporre concorsi o cercare altri medici. Un problema che si somma alla carenza di personale già presente ad esempio nei pronti soccorso". In attesa di numeri e conferme, i camici bianchi potrebbero finire al chiodo.