Caso Geovision in aula: Carboni e Mureddu non ci vanno, prime richieste di patteggiamento

Depositate 500 pagine di intercettazioni. Tutto partì dalla Cantarelli: gli amministratori giudiziari si accorsero di trattare col brasseur d'affaires e misero in moto i magistrati

Flavio Carboni in una foto d’archvio

Flavio Carboni in una foto d’archvio

Arezzo, 23 marzo 2018 - Non c'era Flavio Carboni, il più tenebroso dei faccendieri nazionali, custode di alcuni dei grandi segreti italiani, all’udienza preliminare in cui è accusato di riciclaggio per il caso Geovision, piccola azienda di imballaggi di Badia al Pino perno di una maxi-truffa carosello. Non c’era e nessuno si aspettava che ci fosse: un uomo dei misteri come lui, processato in tutta Italia per i più svariati reati (ultimo l’associazione segreta P3 che la scorsa settimana gli è costata a Roma una condanna a sei anni e mezzo) non frequenta le aule dei tribunali che lo mettono sotto accusa.

Non c’era neppure l’aspirante faccendiere Valeriano Mureddu, che si proclama suo allievo, così come non c’era nessuno degli altri nove imputati. In due però pensano già al patteggiamento per trarsi dagli impicci. Sono Emiliano Casciere, che di Geovision era l’amministratore delegato ufficiale, cui viene contestata anche la bancarotta fraudolenta della società, e Gianluca Cetoloni, che deve invece rispondere solo dell’associazione a delinquere in concorso con gli altri accusati.

Le pene non sono state ufficializzate, perchè manca ancora il consenso del Pm ma dovrebbero essere intorno ai due anni per Cetoloni e ancora sopra per Casciere, protagonista a suo tempo di uno scaricabarile con Mureddu: arrestato per la bancarotta Geovision e accusato di esserne l’amministratore di fatto, il sardo con base ad Arezzo (vive qui ormai da anni) pensò bene di ribaltare le responsabilità sul giovane Casciere: io ero soltanto un consulente, le decisioni vere le prendeva lui. Inutile dire che il procuratore capo Roberto Rossi, il Pm d’aula Andrea Claudiani e gli altri sostituti del pool reati economici non gli hanno creduto e adesso chiedono che venga mandato a processo.

Del resto, chiunque stesse sulla tolda di comando della Geovision, Mureddu, Casciere o tutti e due insieme, ha dirottato sui conti di Laura Stenu Concas, moglie di Carboni, qualcosa come circa un milione di euro in bonifici distratti dalle risorse dell’azienda. Più in generale, Geovision e la sua interfaccia Vertigo, altra società perugina nella cui amministrazione entrava Cetoloni, crearono a suo tempo un vorticoso giro di fatture inesistenti, il cuore della frode carosello con la quale venne accumulata una provvista di una ventina di milioni.

Nell’ipotesi d’accusa erano destinati a essere reinvestiti nell’acquisto di aziende in difficoltà ma ancora in grado di essere restituite al profitto. Come l’Arezzo Calcio di Ferretti, l’ultima trattativa di Mureddu & C., fra novembre 2015 e gennaio 2016, prima che fossero tutti indagati in marzo, o la Cantarelli di Terontola, la ditta di abbigliamento dalla quale nasce l’inchiesta: gli amministratori giudiziari si accorsero di trattare con Carboni e riferirono al giudice fallimentare Antonio Picardi, che segnalò alla procura.

I pm misero tutti sotto intercettazione, sperando di trovare gli elementi per le manette, ma una fuga di notizie fece svanire la possibilità di prendere il gruppo con le mani nel sacco. Ora di udienze preliminari ce ne sono due: una a Perugia per la frode carosello, l’altra qui ad Arezzo. L’avvocato Leonardo Casciere, padre e difensore di Emiliano, ha sollevato il caso dinanzi al Gup Giampiero Borraccia e il procuratore Rossi ha chiesto che vengano stralciati i reati fiscali doppi per chiedere che su di essi sia la cassazione a decidere chi è competente.

Ad Arezzo si torna in aula il 24 aprile, tra le carte del giudizio anche 500 pagine di intercettazioni telefoniche (soprattutto di Mureddu) depositate lunedì. Anche sulla base di quelle l’aspirante faccendiere sardo e il suo avvocato Francesca Pieri decideranno se chiedere il rito abbreviato.