Case da Covid: caccia ad una stanza in più dopo il virus e il mercato immobiliare riparte

Conferma dal presidente degli agenti di Confcommercio: chi ce la fa punta un’abitazione più grande per lavoro a distanza e lezioni on line. Meglio con terrazza grande

Una cliente davanti agli avvisi di un'agenzia immobiliare (foto di repertorio)

Una cliente davanti agli avvisi di un'agenzia immobiliare (foto di repertorio)

Arezzo, 24 novembre 2020 - Aggiungi un posto a tavola. Meglio se è una camera, meglio se è con vista, se si affaccia su un balcone o su un giardino, se sta in una casa indipendente, villa o villetta a schiera che sia. E’ il mercato immobiliare al tempo del Covid, profondamente condizionato da quello che è successo in questi nove mesi che, come i dieci giorni della rivoluzione d’ottobre di John Reed, hanno sconvolto la nostra vita. Basta con le abitazioni troppo piccole, basta con gli appartamenti ridotti, frequentati solo di notte per dormire, perchè tanto durante il giorno erano tutti a scuola o al lavoro.

No, ora si cerca il buen retiro in cui tutta la famiglia possa vivere durante il giorno. Non solo per cenare, guardare la Tv e andare a letto ma anche per lo smart working degli adulti e la «Dad» (didattica a distanza) dei figli. Carlo Barbagli, presidente provinciale e regionale degli agenti immobiliari di Confcommercio, non ha remore nel descrivere questo profondo cambiamento che è sì di costume ma anche sociologico ed economico.

Non vale più il «parva sed apta mihi» (piccola ma adatta a me) caro all’Ariosto: la casa ha da essere grandicella, capace appunto di ospitare un’intera famiglia, per carità non allargata che sarebbe troppo, sia nei lockdown che ormai si succedono, sia nelle attività quotidiane che sempre più si concentrano dentro le mura domestiche.

Un numero su tutti: Arezzo è la provincia toscana che meno sta ricorrendo allo smart working, con il 76 per cento che continua a lavorare in uffici e studi, ma quel 24 che residua basta lo stesso ad animare il mercato delle abitazioni languente da anni. Lo conferma appunto Barbagli: «Era dal 2008 della crisi Lehman Brothers che noi agenti non avevamo tanto da fare. Mi spiace tanto per baristi e ristoratori, li capisco perchè abbiamo vissuto in altri momenti le stesse difficoltà, ma vivaddio il nostro è un settore che ha ripreso a tirare».

Inutile dire perchè: la gente cerca casa, anzi cerca case diverse da quelle che già aveva e lì è pronta a investire i risparmi di una vita, inutilizzati nei consumi più che mai fermi al palo. Solo un modo per guardarsi intorno in attesa di spendere? «No, guardano ma anche comprano.

Gli affari si imbastiscono e poi si concretizzano». In una provincia in cui la casa di proprietà è quasi la regola, spiega Barbagli, «a muovere il mercato sono quelli che cercano di migliorare la loro sistemazione domestica. Chi ha un trilocale è a caccia di una stanza in più, chi ha un appartamento senza aria ne cerca uno con terrazzo e giardino, chi sta in condominio prova a vedere se ce la fa a trasferirsi in una villetta singola, anche a costo di spostarsi un po’ più in campagna».

Il tema è ovviamente quello dell’accresciuto tempo che si passa dentro un’abitazione. Se bisogna starci per gran parte della giornata tanto vale starci bene, non tutti pigiati dentro come in una scatola di sardine. Ovviamente vale per i garantiti, quelli che hanno pagato meno il prezzo della crisi, ma significa sempre tanta gente.

Prendiamo lo smart working: all’inizio era solo un’emergenza che pareva di qualche settimana. Ma visto che sta diventando tendenza di massa, è difficile continuare ad arrangiarsi fra cucina e salotto. Meglio una casa più grande con una stanza-studio. Idem dicasi per i figli-studenti: chi può non vuole che continuino a studiare in una cameretta minuscola.

E’ così che sale la pezzatura dell’abitazione media: prima 60-70 metri quadrati, dice Barbagli, ora 80-100. La famosa camera in più. E si cerca anche la casa più tecnologica, quella riscaldata con il fotovoltaico (ce ne sono anche vicina al centro) e magari insonorizzata, in modo da stare in piena città con il rumore della campagna. Sembra una bestemmia quando intere fasce sociali sono in grave difficoltà. Ma è anche l’effetto di una società sempre più polarizzata fra garantiti e non garantiti, fra chi annaspa e chi ce la fa. Bastano questi ultimi a rianimare il mercato immobiliare del Covid.