Bufera spesa: è la più alta in Toscana Balzo di 528 euro, punte al +52%

Dati choc della Coldiretti: la forbice con Siena, Lucca e Pisa è salatissima. Non basta la frenata di dicembre. I dati definitivi a fine anno: l’olio di semi guida la "stangata", seguono farina, latte, burro e pasta

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di Alberto Pierini

Non solo paghiamo farina, olio di semi, latte e pasta come oro. Dobbiamo anche digerire la beffa che tutti gli altri la pagano meno. Tutti gli altri in Toscana, il confronto più amaro, perché non c’è niente di peggio che perdere davanti ai "cugini". L’annuncio è della Coldiretti, che da mesi segue passo passo il borsino della spesa: fino a farne un borsone.

L’aumento della spesa ad Arezzo non ha pari con quello di tutta la regione. In un anno il balzo è stato di 528 euro: tanto abbiamo dovuto aggiungere al vecchio budget per mettere la famiglia a tavola. La media toscana è di 463 euro, noi siamo molto più su.

Ci sono i costi energetici di sicuro ci hanno messo del loro: ma quelli sono uguali per tutti, i ticket alla cassa sono tutti diversi. Come se ci fosse una fila più sfigata delle altre: a Pisa ad esempio hanno pagato "solo" 367 euro in più, a Lucca 410, a Siena 444. Poco sotto noi c’è solo Grosseto con 517 euro, ma partiva da un carrello decisamente meno salato. Firenze, per dirne una che non passa inosservata, è a mezza classifica con 478 euro. La Coldiretti, per mestiere, accende i riflettori anche sulla sofferenza degli operatori agricoli. Perché gli aumenti sono il combinato disposto di una filiera dove tutti i costi sono saliti alle stelle. E chi deve far quadrare i conti con la tavola alla fine compra di meno.

Risultati? Un’azienda su dieci (qui il dato è toscano e non provinciale ma le differenze sono minime) ha chiuso nell’anno di disgrazia 2022. E un terzo delle attività lavora in rosso o quasi, per effetto dei rincari.

E non finisce mica il cielo. Perché in contemporanea alla classifica ingloriosa della Coldiretti, arrivano anche i dati definitivi dell’anno, quelli a fine 2022, elaborati dal prezioso osservatorio del Comune che misura non i prezzi generali ma quelli delle nostre vetrine e dei nostri banchi della frutta.

Si conferma la frenata di dicembre, il che è sempre meglio di niente. Ma fatalmente a saltare all’occhio è la proporzione di cosa sia successo rispetto ad un altro dicembre, quello quasi dimenticato del 2021.

Ne volete un assaggio quasi gratis? Fermiamoci a tavola. L’aumento degli aumenti resta quello dell’olio di semi, che si assesta su un aumento del 52,3%: e occhio, è andato in calo sia a novembre che a dicembre. Nella classifica spiccano poi il burro ( che zitto zitto sale del 34,9%) la farina (+34,4% e sempre una flessione nel finale di anno), il latte al 34,3, i formaggi freschi al +27%. E la lista, tipo quelle che gli uomini portano nel carrello per non confondersi, si allunga alle uova, alla verdura. E allo zucchero, che in barba alle sue caratteristiche segna un balzo del 54,3%. No, non possiamo scacciare l’amaro in bocca neanche a furia di zollette: costano un po’ troppo per potercelo permettere.