Bpel, ma sulla fusione con Vicenza chiesta l'archiviazione per tutti

Secondo la Procura non è mai stato dimostrato che l’accordo avrebbe salvato Etruria: ma il liquidatore di Bankitalia Santoni si oppone alla linea

Berni e Rosi

Berni e Rosi

Arezzo, 14 giugno 2019 - E’ un altro filone d’indagine di cui non si sapeva neppure che fosse stato aperto. E invece i Pm del caso Etruria non solo lo hanno esplorato ma ne hanno anche chiesto l’archiviazione. E’ la storia della fusione con Vicenza, uno dei punti caldi dell’inchiesta e della polemica mediatica su Bpel, con le due banche che si rimbalzavano reciprocamente la colpa della rottura, Bankitalia che riversava la responsabilità sugli aretini, la commissione parlamentare d’inchiesta che sentiva i protagonisti.

Fatto sta che è arrivato il momento nel quale il pool dei Pm ha stralciato anche questo filone dal fascicolo madre (il 767/16) e ne ha fatto oggetto di un’indagine autonoma per bancarotta colposa, lo stesso reato minore contestato sulle consulenze, convincendosi però ben presto che non c’erano gli elementi per andare avanti. In sostanza, nell’ottica della procura, non è dimostrabile a posteriori che se Etruria si fosse unita in matrimonio con Popolare Vicenza, se cioè si fosse giunti alle nozze di un cieco e di uno zoppo, si sarebbe evitata la bancarotta.

Per questo si è ritenuto nella valutazione finale di chiedere l’archivazione di tutti gli indagati. Un atto che è arrivato al Gip tre mesi fa ma sul quale non c’è stata ancora risposta. Anche perchè è arrivata subito l’opposizione del commissario liquidatore Giuseppe Santoni, che la mancata fusione la contesta nell’azione civile di responsabilità intentata davanti al tribunale delle imprese di Roma.

E’ la prima volta che il liquidatore e la procura, finora alleati, tanto che la relazione Santoni sullo stato d’insolvenza è uno dei caposaldi dell’accusa nel processone per bancarotta che riprende a settembre. In ottobre l’udienza inevitabile davanti al Gip, nel corso della quale il giudice Piergiorgio Ponticelli dovrà decidere se mandare tutto in archivio oppure accogliere l’opposizione e fissare un altro processo.

Ma a carico di chi eventualmente? Perchè chi siano gli indagati di questo filone non è mai emerso ufficialmente. Tutto lascia intendere però che le richieste di archiviazione del pool riguardino l’ultimo Cda, quello nel cui mandato cominciato a maggio si svolsero alla metà di giugno 2014 i passaggi fondamentali che portarono alla rottura del fidanzamento con Vicenza.

Ci dovrebbero essere dunque il presidente dell’epoca, l’ultimo, Lorenzo Rosi, i suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi e tutto il consiglio che chiese a Bpvi di rimodulare la primitiva offerta giudicata non del tutto soddisfacente. Più incerto se siano stati coinvolti e poi scagionati i membri del penultimo Cda, con il presidente Giuseppe Fornasari, schierato a spada tratta per l’accordo con Vicenza come il direttore generale Luca Bronchi.

Lo si vedrà soltanto nell’udienza per l’opposizione, quando tutti potranno spiegare le loro ragioni in aula. Il reato, la bancarotta semplice, è risibile, spicciolame, ma conta soprattutto il precedente per il processo civile di Roma.