Bpel, al processone è il giorno dello Yacht: "Filmato scagiona-tutti"

Lo presenteranno le difese: così la barca poteva raggiungere il mare dal cantiere senza collegamenti all’acqua. Ma restano i 25 milioni persi

Il cantiere dello yacht che arruginisce a Civitavecchia

Il cantiere dello yacht che arruginisce a Civitavecchia

Arezzo, 15 novembre 2019 - Dove eravamo rimasti? A un avvocato che con il suo improvviso malore aveva bloccato una delle tappe più sapide e colorite della bancarotta Etruria, ossia lo Yacht che ancora arrugginisce nel cantiere di Civitavecchia? Bene, oggi, a una settimana di distanza, il processone ai Vip della Bpel che fu riprende proprio da lì, da una contestazione, quella appunto dei finanziamenti erogati per il mega-panfilo, che è tra le più emblematiche.

Basterà dire che la banca aretina ci perse da sola 25 milioni, un centinaio nel complesso del sistema creditizio nazionale. Ci hanno rimesso tutti, non solo l’istituto di provincia ma anche giganti come Intesa, Unicredit e Mps. Solo che nessuno di loro è fallito e nessuno dunque, tranne i vertici di Etruria, è stato chiamato a rispondere di quell’avventura dissennata.

A riepilogare i fatti i Pm del casa Etruria chiamano stamani il sottufficile della Guardia di Finanza che ha condotto le indagini. Una giornata, insomma, che si annunncia ricca di sorprese e anche di suspense. La storia, a grandi linee, è già nota, anticipata per prima proprio da La Nazione, agli albori del crac Bpel.

Quando venne alla luce la storia di uno Yacht che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere non solo il più grande del mondo ma anche quello destinato ai ricchi e famosi del jet-set. Non a caso, la Privilege di Mario La Via fece circolare la voce che fosse destinato ai super-glamour Brad Pitt e Angelina Jolie, allora ancora insieme.

Si aggiunga la rete dei personaggi eccellenti che circolavano attorno alla società di La Via, dall’ex ministro Vincenzo Scotti al cardinale Tarcisio Bertone, principale destinatario della beneficenza del gran capo di Privilege e avremo un quadro di quanto questo capo sia spinoso. L’ex presidente Giuseppe Fornasari è già stato condannato, col rito abbreviato, anche per lo Yacht.

Restano gli altri, dal vicepresidente Giorgio Guerrini, che però è già uscito per l’altro capo di imputazione, quello di High Facing, la società da lui controllata incaricata di realizzare l’impianto fotovoltaico del panfilo, agli altri amministratori e a un paio di dirigenti esecutivi. Le difese sono intenzionate a vendere cara la pelle, niente ammettendo sul finanziamento «facile», uno dei cui punti più scabrosi era il fatto che il cantiere non fosse collegato al mare e non si capiva dunque come potesse essere varato lo yacht.

Ebbene, oggi in aula arriva un filmato che mostrerà un sistema di scorrimento a rulli attraverso il quale la barca avrebbe potuto arrivare in acqua. E’ vero, dicono poi le difese, che La Via è a sua volta sotto processo per bancarotta, ma come potevano sapere i vertici di Etruria dei sistemi truffaldini da lui messi in piedi? Udienza calda, col processone l’effetto è garantito.