Bozzetti di 60 anni fa diventano gioielli

Presto una mostra al museo dell'oro, l'iniziativa

bozzetti

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Arezzo, 24 marzo 2018 - Non è la scena di un film ma una storia vera. Parola di Gabriele Veneri che in qualità di portavoce degli orafi di Cna racconta di un incredibile passaggio di testimone da un allievo di 60 anni fa prematuramente scomparso, agli studenti di oggi. E di una scoperta in un baule che è diventata un percorso espositivo e didattico. E’ la storia di Muzio Boncompagni che frequentava il secondo anno dell’Istituto Margaritone Orafi nel 1958 realizzando bozzetti di gioielli e disegni per decorazioni. Nel 1961 il cammino di quello studente si interruppe per una morte prematura causata da una peritonite. Adesso a distanza di 60 anni in un vecchio baule di casa della zia sono stati ritrovati i suoi bozzetti e consegnati al cugino, Giancarlo Felici, personaggio noto nel mondo della Giostra e amico di Gabriele Veneri. “Una storia vera che è avvenuta proprio ad Arezzo nella città dell’oro – spiega Veneri – l’amico Giancarlo Felici mi ha raccontato di questo fortunato ritrovamento e ci sono venute delle idee. Come portavoce degli orafi di Cna ho fatto un po’ la regia di questo progetto che coinvolge tante persone.

In primis la famiglia Felici che donerà i bozzetti all’istituto Margaritone, ma anche la Fraternita e il sindaco visto che presto gli elaborati dei bozzetti saranno esposti nel museo dell’oro”. Così se Muzio Boncompagni nella sua breve vita è stato un grande artista, adesso il preside del Margaritone Roberto Santi e la scuola useranno i suoi bozzetti come materiale didattico e i ragazzi creeranno dei gioielli che alla fine dell’anno saranno portati al museo dell’oro per essere esposti alla città e ai turisti. “Appena ho visto i bozzetti di Muzio mi sono sembrai bellissimi – spiega Felici – sono stati nascosti per quasi 60 anni e adesso grazie alla sinergia di vari soggetti tornano alla luce. Saranno i ragazzi di oggi ad esprimere il talento di Muzio quello che lui non ha potuto fare”. “Accanto all’esposizione degli 83 oggetti d’oro del museo – spiega il primo rettore di Fraternita Pier Luigi Rossi – ci saranno adesso anche questi, frutto del prezioso ritrovamento e del lavoro dei ragazzi di orafi”. Un passaggio di testimone da un allievo di fine anni 50 ad un gruppo di studenti di oggi che dentro la stessa scuola trasformeranno questi elaborati al fianco delle aziende orafe del territorio. La scoperta ha fatto infatti nascere un percorso didattico, economico e culturale che sfocerà nell’esposizione dei manufatti tra qualche mese. “Il progetto dimostra le grandi potenzialità della città di proiettare nel futuro le sue memorie”, ha detto il sindaco Ghinelli.,