Blitz tra gli stand del Prato: Streetfood si salva, inciampa l'argentino

E' accusato di frode in commercio per aver venduto anche carne non del suo Paese: multe e denunce. Nei guai anche il messicano. Gli altri banchi a posto

Il blitz a Streetfood

Il blitz a Streetfood

Arezzo, 15 settembre 2019 - Non è stata una strage, anzi nel complesso Streetfood, il grande mercato del cibo di strada al Prato, ne esce quasi indenne. Ma c’è anche chi inciampa e si fa male. E’ il caso del banco argentino che incappa in pieno nel blitz dei carabinieri forestali (del comando provinciale e del nucleo di polizia giudiziaria della procura) di venerdì pomeriggio,

il primo giorno della kermesse che continua a spopolare, di giorno come di notte. Bene, spiegano i Forestali, abbiamo colto in fallo il titolare: vendeva per argentina una partita di carne di provenienza francese, molto prosaicamente acquistata da un punto di vendita fiorentina che serve anche la grande distribuzione. L’Angus di origine, quello sì, delle Pampas stava invece nel freezer del furgone e non era stato neppure posto in vetrina sul bancone.

Il titolare, un argentino di nascita che da anni vive in Romagna e che gestisce l’attività insieme ai familiari, ammette tutto, ma gioca su un distinguo molto più sottile, che vorrebbe evitare l’accusa di frode in commercio contestata dai carabinieri forestali. Nei cartelli, spiega, io parlo di cucina argentina, cioè di carne cucinata alla maniera delle Pampas.

Poi servo vere bistecche sudamericane a chi mi chiede l’Angus, per chi si accontenta e preferisce spendere meno ci sono il pollame e la pancia di vacca che compriamo direttamente sul mercato italiano. La differenza è segnalata anche dai prezzi, insiste il protagonista che si è beccato anche una multa di 1500 euro: 20 euro l’Angus, 15 la grigliata mista fatta con carne non originale.

Giusto o sbagliato? Chi ha ragione lo dirà prima la procura e poi il giudice. Intanto, di certo c’è che il banco albiceleste (per dirla col nome della nazionale che fu di Maradona) finisce nel mirino anche per le condizioni igieniche (un nugolo di mosche sul coltello per tagliare le fette) e per le Empanadas, sorta di involtini argentini, la cui tracciabilità non risultava da alcun documento.

Come a dire non si sa cosa mangiate e da dove viene. E’ scattato il blocco sanitario, con tanto di ordine di distruzione della partita di merce già pronta per essere venduta alla gente in fila al Prato. A proposito. Nel blitz ci lascia le penne anche il banca messicano, che però se la cava con irregolarità molto minori (tacos non tracciati). Ne escono bene, invece, gli altri venti protagonisti di Streetfood, tutti sostanzialmente promossi nell’esame dei carabinieri, che si sono presentati in tre pattuglie (una decina di uomini) nel primo pomeriggio di venerdì, quando il mercato era ancora agli albori.

Neppure l’argentino di Romagna, tuttavia, viene obbligato a chiudere: resta sulla scena con il resto dei suoi prodotti. E’ parte integrante del circuito di Streetfood, che per ora non hanno provvedimenti in vista contro di lui - un circuito che si muove di città in città, in Italia come all’estero. Il «popolo dei sapori», magari ignaro per ore del controllo dei forestali, vota coi piedi, nel senso che continua ad assediare il Prato. Di Streetfood la gente sembra ancora fidarsi.