Blitz stile Fort Knox con maxi-sequestro d'oro: gli arrestati restano in silenzio

Sequestrati 29 chili, due in carcere e due denunciati. All'udienza di convalida si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Scambio tra contanti e oro puro in lamine, nel primo caso, e prodotti di gioielleria, nel secondo.

Guardia di finanza

Guardia di finanza

Arezzo, 10 aprile 2017 - Stamani sono passati davanti al giudice per l'udienza di convalida: i due arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e il giudice si è riservato di deliberare entro domattina. Sono loro, i protagonisti del nuovo scandalo legato all'oro e che ha portato ieri a due arrest.

IL FATTO. Le Fiamme Gialle di Arezzo hanno sorpreso, in due distinte operazioni nelle giornate di sabato e domenica, 4 persone che stavano effettuando uno scambio tra contanti e oro puro in lamine, nel primo caso, e prodotti di gioielleria, nel secondo, per un totale di 29 kg di materiale prezioso, sottoposto a sequestro insieme a più di un milione di euro in denaro.

Nell’ambito dell’intensificazione del dispositivo di contrasto ai traffici illeciti disposto dal Comando Generale del Corpo, sono stati selezionati diversi soggetti, noti per i loro precedenti di polizia ed operanti nel settore dei materiali preziosi, che presentavano un alto profilo di rischio. Tra questi anche due orafi di Arezzo, che già in passato si erano resi responsabili di traffici di metallo prezioso in completa evasione d‘imposta.

Una costola di Fort Knox? No, il contrabbando di verghe e lingotti verso la Svizzera ormai è concluso e stroncato da un pezzo, ma siamo ancora a traffici che si muovono attorno al mercato dell’oro, in nero, in contanti, clandestinamente. E dei collegamenti ci sono al livello dei personaggi coinvolti. Il Pm titolare dell’inchiesta è lo stesso Marco Dioni. Il reato contestato è sempre lo stesso, riciclaggio, quello dal quale era partita Fort Knox, anche se i patteggiamenti ancora in sospeso derubricano tutto in ricettazione. E fra quelli che chiedono di patteggiare c’è appunto anche uno dei due arrestati di sabato sera: Alessandro R., 51 anni. Solo una coincidenza? Almeno l’indizio che i traffici neri attorno all’oro continuano più rigogliosi che mai.

Ma torniamo all'operazione ora al centro dell'attenzione. Dopo la selezione operata, i Finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno proceduto a diversi servizi di osservazione notte-tempo, che hanno dato i loro frutti quando sono state notate ai domicili dei soggetti aretini alcune autovetture i cui movimenti hanno insospettito i militari.

Nel primo caso, è stato accertato che l’auto era riconducibile ad una società orafa di Valenza Po, mentre nel secondo l’auto aveva targa francese. In entrambi i casi, il fermo è stato operato quando i soggetti erano intenti a scambiare l'oro con i contanti. In particolare, in occasione del primo scambio intercettato nella macchina proveniente da Valenza Po, è stato scoperto un doppio fondo dove è stato rinvenuto il denaro contante, mentre l’oro era in un borsone in possesso del soggetto aretino.

Entrambi i soggetti sono stati deferiti alla locale Procura della Repubblica di Arezzo per il reato di riciclaggio  e quanto rinvenuto (oro e denaro), per un controvalore di oltre 1 milione di euro, è stato sottoposto a sequestro. Meno fortunati, invece, gli altri due, che hanno visto aprirsi le porte del carcere di Arezzo, atteso che per loro è scattata l’aggravante transazionale, in considerazione del fatto che l’acquirente, di origine algerine e con documenti francesi, portava con sé circa 520 mila euro in contanti per acquistare ad Arezzo 14 kg di prodotti di gioielleria in oro. Anche in questo caso, sono stati sequestrati i beni e il denaro per un controvalore di oltre 1 milione di euro.

Le indagini proseguono per individuare l’origine del metallo e dei contanti in possesso delle persone fermate. L’episodio dimostra ancora una volta come alcuni operatori orafi continuino a porsi fuori dalle regole della convivenza civile, sottraendosi non solo al pagamento delle imposte ma inquinando il mercato del settore economico più importante della provincia, danneggiando gli imprenditori onesti, potendo offrire prezzi più vantaggiosi per l’acquisto del metallo prezioso, non versando nulla all’erario. La Guardia di Finanza di Arezzo continuerà a mantenere costante l’impegno, in particolare, per la repressione della criminalità economica e finanziaria più strutturata, che compie le frodi più complesse ed articolate, al fine di tutelare il bilancio dello Stato.