Bimba morta in auto a Pisa: la telefonata dei genitori di Tamara

Dimenticata sotto il sole: la toccante solidarietà tra le famiglie che hanno vissuto lo stesso incubo. Un abbraccio a distanza

I soccorsi in auto

I soccorsi in auto

Arezzo, 24 maggio 2018 - «Noi sappiamo». Ci sono già passati e così hanno chiamato quei genitori che ora sono nella disperazione: Daniele e Gabriella hanno perso da pochi giorni la loro Giorgia, un angioletto di neppure un anno, che se n’è andata dopo essere rimasta nell’auto del papà per ore. La vettura posteggiata nel parcheggio della ditta dove l’uomo, un ingegnere di 44 anni, lavora, la Continental di Pisa. Un babbo che si è accusato fin da subito, quando ha realizzato, nel momento in cui la moglie con la telefonata poco dopo le 15.30, non trovando la figlia al nido.

Solo allora ha riacceso la luce nel marito su quel buio nella sua testa. Solo allora ha raggiunto a corsa la vettura dove ha trovato Giorgia già senza vita. Ha tentato il suo collega di rianimarla, hanno provato i soccorritori, ma era impossibile. Troppo piccola per sopravvivere al caldo dentro la carrozzeria rovente. Una psicologa ha affiancato la coppia Carli.

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Ma sono le altre famiglie che hanno già provato quello stesso dolore a tendere una mano ora a un nucleo così provato, papà, mamma e l’altra sorellina. «Ci siamo passati, la tragedia di Giorgia è stata anche la nostra». Telefonate che si sono susseguite in questi giorni da parte di Ilaria Naldini, la mamma della piccola Tamara che il 7 giugno 2017 è morta a Castelfranco di Sopra: la madre l’aveva lasciata in macchina, convinta di averla portata all’asilo prima di recarsi al lavoro. La donna, così come il papà di Giorgia, era stata indagata per omicidio colposo. Ma il caso è stato poi archiviato.

La richiesta, in tal senso, era arrivata dallo stesso pm Andrea Claudiani. Richiesta accolta dal gip di Arezzo, dato che alla signora fu diagnosticata «un’amnesia dissociativa transitoria». Un verdetto che potrebbe ripetersi anche a Pisa. Solidarietà, poi, è arrivata anche Andrea Albanese. Luca, il suo bimbo, non sopravvisse alla macchina diventata rovente quel maledetto 4 giugno del 2013 alla periferia di Piacenza. In Toscana c’è stato anche un altro episodio, un altro dolore infinito. Quello per Gaia. La piccola, neppure un anno e mezzo, morì dopo essere rimasta chiusa in auto per quattro ore. I genitori, Stefano e Michela Onida, si sono battuti a lungo per far approvare la legge sui dispositivi obbligatori da installare sui seggiolini per avvertire la presenza dei bambini.

Un appello simile lo rinnova proprio il legale della signora Naldini, l’avvocato Andrea Frosali: «Si metta mano finalmente a questa legge che possa rendere obbligatori i dispositivi. Sono tragedie, queste, che lasciano una situazione di disperazione». Per Giorgia, i legali che tutelano il papà Daniele, gli avvocati Antonio Cariello e Antonio Vasco Cariello stanno già studiando le carte e i precedenti per la linea difensiva e nomineranno un consulente, probabilmente esterno, che magari ha già fatto perizie specifiche.