Bernini: "Partirà da scuola e digitalizzazione il nuovo miracolo economico dopo il Covid"

L’ottimismo del presidente di Confindustria: "Formazione e lauree in azienda per allargare la platea dei super-tecnici, a oggi non trovo ingegneri da assumere". "Il sistema Arezzo pronto a fare un grande salto, aiuteremo le aziende nella trasformazione"

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di Sergio Rossi

Le imprese, la pandemia, la ripartenza, i giovani: chiacchierata a 360 gradi con Fabrizio Bernini, l’imprenditore di Zucchetti Centrosistemi che è presidente della delegazione aretina di Confindustria.

La sua azienda, innazitutto. Quali sono state le conseguenze del Covid?

"Per noi praticamente nulle, siamo stati fortunati a trovarci nella filiera giusta: sostenibilità, economia circolare, accumulo ricariche elettriche, inverter. E’ il comparto che non ha mai smesso di marciare e questo ci ha consentito di lavorare senza sosta con il mercato europeo".

Cassa integrazione?

"Nemmeno per un’ora, nella primavera scorsa ne avevamo fatto richiesta ma poi non l’abbiamo utilizzata. Di più: sono continuate le assunzioni anche se è difficile reperire le figure professionali richieste. Ad esempio, cerchiamo ingegneri da inserire nel nostro ambito tecnologico e informatico, ma ne troviamo pochi".

Situazione singola la vostra, oppure è una costante del tessuto provinciale?

"Una costante, mi sono riunito di recente con altri imprenditori del settore e tutti hanno avanzato la medesima lamentazione. C’è un problema strutturale e vorrei riallacciarmi a cià che il premier Draghi ha detto a proposito dei giovani".

Si spieghi...

"Il futuro delle imprese sarà presto in mano agli adolescenti di oggi ed è un dovere generazionale sostenerli promuovendo il capitale umano, la formazione e la cultura della digitalizzazione".

Come attuerebbe questo processo?

"Intanto con una scuola al passo con le migliori esperienze europee attraverso una rivalutazione del ruolo degli istituti tecnici che si accompagni all’aumento della quantità dei laureati".

Bello a dirsi, difficile a farsi...

"Neanche tanto. Sono un sostenitore delle lauree professionalizzanti a disposizione soprattutto di famiglie con meno disponibilità economiche e messe a disagio dal Covid. Prendiamo l’Isis Valdarno: dopo la maturità, l’istituto offre agli studenti una sala digitalizzata. Nel primo anno 60 crediti per la formazioni, nel secondo 60 per il laboratorio, e nel terzo anno altri 60 con esperienza diretta in un’azienda".

Avrebbe il sistema imprenditoriale aretino capacità di assorbimento?

"Ne sono assolutamente certo".

La parola di moda in questo momento è transizione...

"Digitale, ecologica ma anche culturale. I pilastri economici del nostro domani si baseranno sull’innovazione e sulla sostenibilità ed è per questo che i ragazzi vanno accompagnati con la formazione nelle competenze chiave – digitali, tecnologiche e ambientali - che sempre più permetteranno di avere uno sbocco professionale. E aggiungo una cosa".

A che proposito?

"La transizione ecologica non fa rima con un albero o un parco in più. La vera rivoluzione è l’economia circolare, è la produzione di energia generata dal proprio tetto, è lo scambio energetico tra famiglie, è il recupero quasi integrale del prodotto come ad esempio avviene nella nostra azienda. Confidustria sta portando avanti una campagna promozionale per sensibilizzare i giovani e le famiglie sulle opportunità professionali che si creano perseguendo percorsi formativi tecnici qualificati".

Dal suo osservatorio privilegiato, cosa vede nel futuro del sistema Arezzo?

"Vedo rosa, sono convinto che dopo la pandemia avremo una ripartenza come avvenne al termine della seconda guerra. Vedo imprenditori curiosi, attenti, flessibili, pronti a cambiare modo di operare. E parlo dell’oro come della meccanica, dell’elettronica come delle imprese digitali. Nulla sarà come prima e chi non è capace di trasformazione sarà tagliato fuori. Confidustria aiuterà le imprese in questo processo per l’inizio di una nuova era dell’umanesimo digitale".