Bentivoglio: "Bello essere qui, è fantastico"

L’attore preso dalla zona ("Non la conoscevo"). "Amo incontrare il pubblico e i ruoli dove i colpi bassi diventano occasioni di riscatto"

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di Simona Santi Laurini

CASTIGLION FIORENTINO

"E’ davvero un posto fantastico e bellissimo". Non è parco di aggettivi Fabrizio Bentivoglio, quando arriva al Piazzale del Cassero per la serata al Castiglioni Film Festival. Sarà per la sua continua ricerca della perfezione nell’espressione o per la bellezza effettiva del luogo, magico specie al tramonto, quando gli organizzatori aprono l’evento. Ma la terra castiglionese gli piace proprio. Conosce poco la zona aretina, ha recitato a teatro in città e a Cortona.

Iniziamo dal film del festival, "Settembre", che affronta il tema del cambiamento. Lei è cambiato più nel fare l’attore o il padre?

"Le due cose sono in osmosi – dice col suo tono pacato – l’attore è nutrito dalla persona e le esperienze dell’uomo vengono usate dall’attore. In "Settembre" si raccontano piccole storie di resilienza, la capacità di trasformare un colpo basso in un’occasione di crescita. Il segreto è aiutare gli altri, solo così aiuti te stesso. L’ho sperimentato nella mia vita. Nelle organizzazioni di volontariato c’è un tasso di suicidi quasi nullo. Non è un caso. Non ci sono depressi".

Veniamo alla sua serie, "Monterossi", con la quale si è avvicinato al piccolo schermo, che in passato non aveva troppo amato.

"Il lavoro per un attore è lo stesso: dare vita alle parole che sono sulla carta. L’importante è metterci l’impegno, farlo bene. Anzi, ora dobbiamo farlo in modo superlativo".

Anche i social non sono la sua passione. E se i suoi figli avessero come riferimento degli Youtuber o degli influencer?

"Ognuno ha la sua contemporaneità, tutto dipende dall’uso che ne fa il singolo, come a tavola. Non se ne deve abusare. Noi avevamo Videomusic, loro hanno questo. Io personalmente continuo a non averli".

Però li avete utilizzati per la nascita di "U.N.I.T.A", che lotta per i diritti degli attori e che ne conta già un migliaio...

"L’associazione è il più grande regalo che la nostra categoria si potesse fare in un momento delicato come quello che abbiamo vissuto: il nostro contratto nazionale risale al dopoguerra. Ora finalmente, abbiamo un dialogo aperto con il legislatore". La Mostra del Cinema di Venezia è dietro l’angolo, come ne uscirà il cinema italiano?

"La qualità delle proposte è elevata, ci saranno novità assolute molto interessanti. Bisogna solo aspettare".

Il prossimo anno uscirà "Il Ritorno di Casanova" di Salvatores e in questo momento lei sta girando, sappiamo che arriva direttamente dal set.

"Due set, sono due film a episodi" si lascia scappare sorridendo, senza rivelare nulla più, con quel sorriso garbato e quella ricerca quasi maniacale, come afferma lui stesso, delle giuste parole da associare ad un’emozione. La poesia, la musica e il teatro sono le sue espressioni preferite: ed emerge nell’incontro in piazza. Un ritratto colto e raffinato, a momenti quasi aristocratico.

Le sono mancati questi incontri con il pubblico?

"Sono occasioni imperdibili, è come il teatro rispetto al cinema. Si ha un riscontro immediato. E queste serate sono frequentate da persone attente e appassionate".

E se fosse diventato un calciatore famoso, invece che un attore, come si troverebbe in quel mondo? (ha avuto un passato nelle giovanili dell’Inter n.d.r.)

"Forse avrei delle difficoltà".