Bar, la riapertura generale. E fioccano nuove insegne

Con il servizio al banco e le sale interne tornano in pista quelli chiusi da mesi. Debutti sul Corso e S.Lorentino. Tiffany cambia gestione: entra nella catena "X"

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di Alberto Pierini

AREZZO

"Un caffè lungo e uno macchiato". E resti lì, morbidamente appoggiato al bancone, girando il cucchiaino all’infinito: un vezzo che era stato spazzato via dalla pandemia, costringendo gli innamorati dell’espresso a dei veri equilibrismi. Prima con il surrogato in plastica da portarsi via. Poi ritrovando la tazzina ma costretti a cercare fortuna sui tavoli in strada o sul marciapiede. Da domani si riparte. Torna il servizio al banco. Torna la possibilità di sfruttare gli spazi interni. Determinante per i ristoranti, a cominciare da quelli privi di uno sfogo esterno.Ma fondamentale anche al bar.

La prova? Quei locali che dalla zona arancione sono chiusi. Neanche in giallo avevano ritrovato la chiave del negozio, costretti a prolungare il castigo a fronte dei mille colleghi riaperti. Per loro la storia ricomincia. Tra i bar rimasti finora sbarrati ci sono anche nomi forti: come l’"O’Clock" all’incrocio tra il Corso e via Garibaldi, "The Jungle" in via Garibaldi pur ritagliandosi via via aperture straordinarie.

O come il bar della multisala, un punto di riferimento della movida, anche se fuori dal centro, ancora chiuso perfino dopo la ripartenza dei cinema e che a questo punto dovrebbe riprendere il suo percorso interrotto.

L’altra faccia di questa medaglia è quella delle nuove insegne. Perché qua e là si stanno moltiplicando le aperture. A volte per progetti partiti da lontano e frenati dalla "bufera" sanitaria. A volte perchè partire con un’attività nuova, quindi senza i debiti di quella vecchia, può essere un modo per rimettersi in gioco. Ma sono comunque elementi che muovono lo scenario.

Gli esempi? Già tanti. In cima al Corso l’apertura di Caffè Novecento, un locale piccolo ma curatissimo nei dettagli: quasi sotto la Pieve, poco prima dell’innesto in via Bicchieraia.

Nel suo piccolo rafforza l’anima "mangia e bevi" della città alta, che ormai caratterizza buona parte delle aperture: perfino nelle zone un tempo "votate" all’antiquariato, come il ramo di via Cavour tra il Corso e San Francesco, come via Seteria. Per non parlare di piazza Grande, ormai un gigantesco ristorante-pub a cielo aperto, al centro di una no-stop gastronomica dall’alba fino alla notte.

Un altro bar in questo caso "recuperato" è quello di San Lorentino: quasi due anni di chiusura, un ruolo da giocare non indifferente in una strada che a volte vive la contraddizione tra la Ztl tendenzialmente pedonale e le attività chiuse. Uno dei fondi che parevano abbandonati ha rialzato il bandone, mentre esercizi storici hanno trovato il modo di allargarsi all’esterno malgrado gli spazi abbastanza ristretti.

Un altro fenomeno? Le catene dei bar: sorta di "franchising" locali che moltiplicano le insegne. L’ultimo esempio è quello del Bar Tiffany, a ridosso di piazza Risorgimento. Cambia gestione ed entra nelle rete degli "X Bar": il pioniere di via Fiorentina, quello in via Crispi all’ex Magi e ora la terza "bandierina". "Per mesi – racconta Vincenzo Casini – abbiamo tenuto chiuso quello di via Crispi, aperto poco prima della seconda ondata. Ora ci ributtiamo in pista con una terza realtà". Lui, la compagna Kristina Moshenko, il fratello Sergio. "La formula è la stessa, dalla pasticceria alle focacce, quindi dalle colazioni ai pasti veloci, con le singole attività a candidarsi a punti di riferimento delle zone". Aperture a volte complicate dalla carenza di personale: nei mesi della grande crisi mai tanti "no" sono stati detti a baristi, ristoratori, gestori di locali a caccia di dipendenti.

Un fenomeno nuovo, nella morsa tra il reddito di cittadinanza e la grande fatica di pescare chi sia disposto a lavorare nel weekend, specie di domenica. Niente sarà più come prima, ci dicevamo durante la pandemia, con lo stesso sguardo stordito di chi in ascensore rimpiange le mezze stagioni. Forse non ci credevamo neanche noi: e solo ora cominciamo a farlo.