Aziende, il maglificio Bma a caccia di personale: cerca dieci dipendenti

L'industria ha raccolto l'eredità di Cose di Lana:filti pregiati e un target medio alto nel dna dell'impresa. Ecco quali professionalità vengono ricercate

Marcello Brizzi

Marcello Brizzi

Arezzom, 27 febbraio 2020 - Il ’made in Italy’ fa sempre la differenza e crea occupazione, anche adesso. Un esempio arriva da Sansepolcro, protagonista è Marcello Brizzi, oggi 48enne, che nel settembre del 2005 ha dato vita al maglificio Bma, con lui anche Alessandra Innocenti. Siamo nel cuore della zona industriale di Santafiora. Mosche bianche in un territorio in difficoltà? Di certo, sono fra le eccellenze del comprensorio.

«Produciamo capi in cashmere per grandi firme francesi – spiega Brizzi – e l’elevata qualità è la nostra parola d’ordine». La Bma, che conta una cinquantina di dipendenti, è specializzata nella produzione e campionatura di maglieria per uomo, donna e bambino con un trend di crescita che non ha conosciuto pause. Oltre al cashmere, che comunque occupa una larghissima fetta di attività rivolta principalmente al mercato femminile, vengono trattati seta, viscosa e altri generi di filati.

«Siamo un maglificio a tutti gli effetti – prosegue Brizzi – che esaudisce le richieste con rapidità anche nelle consegne: il nostro lavoro è fatto a mano, concentrato nei minimi dettagli e nella ricerca della perfezione. Ogni anno assumo in media intorno alle 4-5 unità. Il mio obiettivo era quello di rimanere nel settore e quindici anni fa ho colto l’opportunità, con l’intenzione di lavorare per una clientela di target medio-alto.

Qualità per me significa saper fare e riuscire ad esprimere la propria creatività». Già, perché inizialmente Marcello Brizzi era dipendente del gruppo Cose di Lana, che proprio un anno fa concludeva il suo prestigioso cammino - iniziato a fine anni ’40 - con la chiusura di Supermaglia.

Memore anche di una realtà al cui interno si era formato, nella primavera dello scorso anno Marcello Brizzi ha deciso che quella struttura, in grado per decenni di garantire lavoro, benessere e sicurezza a una città e una vallata – oltre 200 le maestranze impiegate nei tempi d’oro – non avrebbe dovuto rimanere un capannone vuoto e freddo. Sarebbe stato un peccato far morire tradizione e professionalità e allora nel giugno del 2019 ha riacceso la fiammella proprio nello stesso luogo fisico, distante solo poche centinaia di metri dalla Bma, con il recupero di 25 dei circa 80 addetti rimasti fino all’ultimo giorno.

E’ nato così il Maglificio Brizzi «Stiamo andando abbastanza bene, tanto che è prevista l’assunzione di un’altra decina di persone – sottolinea con soddisfazione – ma anche in questo caso dobbiamo operare una riconversione in nome della qualità, cercando di parificare il più possibile il livello fra le due aziende. Stiamo portando anche il maglificio verso la stessa tipologia di clientela della Bma».