"Assediato dai ladri, da anni dormo in officina": sfogo di Pacini, gommista pluriderubato

Ha subito 40 colpi, l'ultimo tentativo l'altro ieri: si è fatto una cameretta, ci vive lui insieme al cane. Torna da moglie e figlie solo per le feste comandate

Il gommista derubato

Il gommista derubato

Arezzo, 25 marzo 2018 - Prigioniero dei ladri, autorecluso da ben quattro anni. E’ la paradossale vicenda di Fredy Pacini, rivenditore di pneumatici e biciclette a Monte San Savino, paese sentinella a inizio Valdichiana, baciato dalla geografia perché lambito dall’autostrada del Sole con tanto di casello di uscita. Una fortuna che probabilmente per Pacini è iella nera: dall’A1 i ladri arrivano e sempre dall’A1 scappano dopo aver colpito a botta sicura.

Fredy, che ha 57 anni, ne sa qualcosa: «Mi sa che detengo il record di furti, addirittura 38 in pochi anni, fra quelli riusciti e quelli solo tentati. L’ultimo episodio è giusto dell’altra notte, mi hanno sfondato la vetrina ma si sono dati alla fuga vedendo che arrivavo di gran carriera insieme al mio cane». Furto sventato e non per combinazione. L’imprenditore savinese era lì.

Risiede infatti da quattro anni nel capannone pieno di pneumatici. «Era il 2014, un anno nero nel quale mi avevano preso di mira, una razzia dietro l’altra, decine di migliaia di euro svanite come neve sciolta al sole. Insomma, un disastro». E’ appunto nell’annus horribilis che Fredy decide di dare una svolta alla sua vita: «Non ne potevo più, non c’erano soluzioni e neanche gli allarmi servivano: quando arrivavo, i buoi erano già scappati con al seguito decine di biciclette».

La decisione è drastica: «Mi sono trasferito nel capannone. Ho realizzato una cameretta, con brandina e comodino, insieme a un piccolo bagno di servizio. E’ lì che dormo da quattro anni, è per questo che l’altra notte ho sentito il frastuono della vetrina spaccata e ho messo in fuga quei furfanti».

L’ennesimo vetro in frantumi, «qui vicino - continua Pacini - c’è una vetreria dalla quale mi servo. Quando chiamo, il proprietario viene a colpo sicuro, non ha bisogno di prendere le misure perché già le conosce a memoria». A casa, dove abitano la moglie e le figlie, Fredy torna soltanto per le feste comandate e all’ora dei pasti, una situazione difficile da digerire, «ma è l’unico modo per andare avanti».

Con lui, nel capannone, resta a veglia anche un cane, «mi dà conforto e soprattutto, come nell’ultimo episodio, mi segue nel contrasto ai ladri. Un po’ di paura gliela mette di sicuro». Non ce l’ha con le forze dell’ordine l’imprenditore: «Fanno quello che possono, sono presenti ma non ubique. Piuttosto ho perso la fiducia nella giustizia italiana, quando un ladro viene arrestato, il giorno dopo è di nuovo libero di delinquere».

Ma Fredy Pacini non si arrende, «lavoro da quarant’anni, mi sveglio alle cinque del mattino per mandare avanti la baracca e non mi faccio intimidire anche se tutto questo costa in termini di sacrifici e di rapporti umani». Lo trovi sempre lì, nella zona industriale di Monte San Savino, impegnato in una doppia missione: il lavoro quotidiano e la guerra dichiarata ai ladri che sembrano avere con la sua azienda un conto in sospeso. Quasi quaranta furti, se non è un record, davvero poco ci manca.