Arezzo tra le capitali del Natale: dietro auto e pullman il debutto nel turismo di massa

Code a tutti i locali, i ristoratori si appellano alla pazienza dei clienti. Il Baldaccio ha vissuto il weekend della vita. Ora la scommessa del centro basso

La pista di pattinaggio

La pista di pattinaggio

Arezzo, 10 dicembre 2018 - I numeri della Città di Natale sono come i pacchetti azionari dell’antico padre-padrone di Mediobanca Enrico Cuccia: si contano o si pesano? No, perchè se si contano nessuno si azzarda a negare che sia un successo travolgente, con almeno 900 mila presenze, che ad Arezzo non si erano mai visti neppure nel più bel sogno di Don Backy.

Se si pesano, invece, ecco che si affacciano i nasi arricciati, quelli secondo i quali l’invasione c’è ma non è poi che porti tutti questi benefici se non nella città alta letteralmente sepolta dalla marea umana. Dicono, i sostenitori della scuola del mugugno, fra i quali fanno capolino soprattutto i grandi negozi del centro basso, che questa folla strabordante, che sciama in file compatte fuori dai pullman, oppure occupa militarmente i parcheggi, espugnati a uno a uno con la tattica del tutto esaurito permanente, passi, guardi, mangi, anzi si abbuffi, e se ne vada.

Da qui la distinzione che propongono i teorici del dissenso: non sono viaggiatori, non sono turisti, sono gitanti, una mareggiata destinata a ritirarsi esattamente come è avanzata. Sia come sia, è il primo contatto di questa città con quel fenomeno che si chiama turismo di massa, quello per intendersi che conoscono fin troppo bene, per rimanere solo alla Toscana, Firenze ma anche capoluoghi delle dimensioni di Arezzo come Pisa e Siena o centri minori come San Gimignano.

E quando mai era successo prima che il casello dell’Autosole andasse in tilt sotto l’assalto delle vetture (e dei bus) in arrivo? E quando mai era successo che l’intero centro rischiasse il collasso per overdose da folla? Figuriamoci che ha fatto il pieno (ed è un miracolo che ci voleva Santa Rita da Cascia, quella degli impossibili) persino quella cattedrale nel deserto del parcheggio Baldaccio?

Del resto, non c’è bisogno neppure delle cifre, basta il colpo d’occhio. Quello che anche in questa domenica di fine ponte presenta il Corso dall’ora di pranzo in poi è impressionante: sembra di boccheggiare in un acquario nel quale ci sono più pesci che acqua. Un po’ meno del sabato, ma sempre tanti. Gente che arriva da mezza Italia e che riempie la Piazza Grande del Mercato Tirolese, il terrazzo di Fraternita della Casa di Babbo Natale, il Prato della panoramica, del planetario e del villaggio Lego come se fossero piazzeforti da conquistare.

Persino il classico termometro di via Mazzini, quello delle file davanti alle trattorie, è scoppiato, nel senso che non ci sono le code, c’è una fiumana di gente in attesa. Idem dicasi per ogni ristorante, ogni bottega, ogni enoteca e pizzeria della città alta. Nell’acropoli se lo ricorderanno per un pezzo un assedio del genere, con i titolari che di solito fanno festa se riempono i tavoli, costretti a invocare la pazienza dei potenziali clienti in attesa: cinque minuti, signori, solo cinque minuti, al massimo otto.

Poi è chiaro che la marea perde di mordente mentre deborda verso il centro basso, dove dell’invasione arriva soltanto l’eco. E’ un problema che andrà affrontato per l’anno prossimo. Ma intanto vale la pena di godersi il successo, le comitive che tornano disordinatamente verso i bus dietro la guida con l’ombrellino. Arezzo capitale del turismo di Nata