Attentato di Strasburgo, il drammatico racconto dei De Robertis: nascosti sotto i tavoli

La consigliera regionale Lucia, il fratello Pier Francesco nostro ex direttore e i loro congiunti erano al ristorante poco lontano dagli spari: la loro serata di paura in presa diretta

L'attentato di Strasburgo

L'attentato di Strasburgo

Arezzo, 11 dicembre 2018 - Sono stati sfiorati dall'attentato di Sttrasburgo, a poche centinaia di metri, forse poche decine, seguendo i movimenti dello sparatore islamico, dal caos che si è scatenato nel centro della città, vicino ai mercatini di Natale. Per due ore sono rimasti tutti sotto i tavoli di un ristorante, con il terrore di un'irruzione dell'attentantore o di qualche colpo di pistola che li raggiungesse nel pieno della confusione. Loro sono i De Robertis, una delle più note famiglie aretine. Dopo i primi post in cui manifestava la sua paura, Lucia, consigliere regionale, raggiunta al telefono ancora asserragliata nel ristorante, racconta una serata terribile.

Al tavolo c'era un bel pezzo di famiglia, reduce da una visita al parlamento europeo: la stessa Lucia con il marito Carlo Gabellini, il nostro ex direttore e tuttora editorialista di Qn-La Nazione, Pier Francesco con il figlio adolescente, le sorelle Laura e Maria e l'eurodeputato Simona Bonafè. "L'inferno si è scatenato intorno alle otto - dice concitata la vicepresidente del consiglio regionale - quando nel ristorante ha fatto irruzione una donna terrorizzata con un bambino in braccio. Solo dopo abbiamo capito che era la moglie del titolare del locale, reduce da quanto aveva appena visto in centro, visto che il ristorante, l'Epicerie, si trova poco distante dalla cattedrale".

"Subito dopo - continua Lucia De Robertis - il proprietario ha urlato a tutti di nascondersi sotto i tavoli e di cercare di non parlare. Siamo rimasti così per una ventina di minuti, senza sapere cosa stesse succedendo. Poi abbiamo cominciato a guardare Internet sui cellulari e abbiamo saputo dell'attentato che c'era stato in centro, degli spari, dei morti, dell'attentatore ancora in fuga. E non sono certo le notizie che contribuiscono a tranquilllizarre gente già fortemente impaurita".

"Abbiamo temuto che l'attentatore, mentre scappava, potesse fare irruzione dentro il locale, abbiamo temuto soprattutto per quelli di noi che erano più vicini alla porta finestra del ristorante. Dopo tre ore siamo ancora asserragliati dentro, da lì vediamo le sirene della polizia che contribuiscono a tranquillizzarci, ma quando per due ore tremi sotto ad un tavolo con le persone che ami sperando di salvarti la vita tutto assume un altro significato. Sta finendo tutto bene."