Psicologa in classe travestita da maestra: tutti assolti

Il caso è chiuso dopo anni di battaglia legale. La famiglia che sollevò la questione è arrivata fino in cassazione ottenendo che si facesse il processo concluso dal nulla di fatto

Luciano Tagliaferri

Luciano Tagliaferri

Arezzo, 15 ottobre 2018 - Tutti assolti. Non c'è reato nel caso della psicologa che entrò in una classe elementare del Convitto presentata come un'altra insegnante. Ecco allora che il giudice Giulia Soldini si pronuncia nella sua sentenza in favore degli imputati: la stessa psicologa, l'insegnante vera e propria e l'educatore scolastico che sapevano dello stratagemma, l'ex direttrice e il direttore attuale Luciano Tagliaferri, accusato però di falso, per aver negato che la relazione della professionista esistesse davanti alla famiglia che ne faceva richiesta, e di omessa denuncia per non aver segnalato l'eventuale reato. Il proscioglimento fa notizia sopratuttto per lui, il più estroso fra i personaggi della scuola aretina, preside del Liceo artistico dove ne inventa una al giorno, dal bando alle sigarette alla tessera a punti per gli studenti più bravi.

Il caso scoppiò addirittura sette anni fa, quando i genitori di un alunno della seconda elementare del Convitto vennero a sapere che il loro figlio e gli altri alunni erano stati messi sotto osservazione come classe particolarmente turbolenta, con l'intervento appunto di una psicologa. Chiesero copia della relazione finale ma venne detto loro che non esisteva, senonchè successivamente ne spuntò fuori una versione. Finì tutto in tribunale, con un iter giudiziario che ha generato due processi nonchè verdetti opposti a ripetizione.

In principio fu il Pm Elisabetta Iannelli a chiedere l'archiviazione ma il Gip Piergiorgio Ponticelli la negò e ordinò la formulazione dell'imputazione coatta di violenza privata, rifiuto di atti d'ufficio e altri reati minori. Toccò poi a un altro Gip, Anna Maria Lo Prete, archiviare il fascicolo, ma la famiglia, assistita dall'avvocato Roberto Alboni, fece ricorso in cassazione che un anno fa, con un verdetto clamoroso, annullò l'archiviazione e rinviò gli atti ad Arezzo perchè si facesse il processo. Dal primo dibattimento, quello per rifiuto d'atti d'ufficio, Tagliaferri era intanto uscito già assolto. Ora la nuova sentenza che chiude il caso in maniera sembra definitiva. Fra un mese il reato principale, quello di violenza privata, va in prescrizione. Anche un eventuale appello dunque cadrebbe nel vuoto.