Un aretino nella task force per l'Ucraina

Paolo Pezzati in Oxfam da anni, adesso si occupera di politiche umanitarie e problemi legati al conflitto

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Arezzo, 18 giugno 2022 - Dal 2004 in Oxfam, Paolo Pezzati aretino doc, si occupa da anni di crisi umanitarie. Ha seguito il Medio Oriente e gli effetti delle politiche europee di esternalizzazione delle frontiere in Nord Africa. Ha maturato esperienza in program management e mobilitazione. E da qualche anno si occupa di advocacy umanitaria, la sua grande passione. “Mi sono occupato delle crisi più gravi in Medio Oriente e della risposta europea ai flussi migratori – dice Paolo Pezzati - dell'accordo Italia-Libia”. Ma ha anche rappresento Oxfam nei principali incontri umanitari. Da poco è il nuovo Ukraine Crisis Policy Advisor di Oxfam  International.

 

Di cosa ti occupi esattamente?

 

“Lavoro ad Oxfam dal 2004 e negli ultimi 6 anni sono diventato il policy advisor per le crisi umanitarie, mi occupo di determinare le politiche umanitarie dell’organizzazione e di influenzare le decisioni del parlamento e del governo rispetto a queste. Oxfam ha aperto programmi in tutto il mondo”.

 

Come si traduce il lavoro dell’advisor nella crisi Ucraina?

 

“Occupandomi delle evidenze che vengono dai nostri partner in Polonia, Romania, Moldavia, e che guido nel formulare richieste sia ai loro governi che all’unione Europea. Tirando fuori punti di contatto tra le varie criticità per procedere con richieste a livello internazionale”.

 

Che ripercussioni avrà la guerra ucraina in termini di flussi e rifugiati?

 

“Non sarà una crisi di breve risoluzione, ha creato un sacco di sfollati interni, migliaia di persone hanno perso la propria casa. Le criticità riguardano le discriminazioni nelle persone che stanno fuggendo. Prima che scoppiasse la guerra c’erano problemi al confine  bielorusso, siriani e afgani alla frontiera con la Polonia, persone che sono ancora li, mentre 200 km più in basso abbiamo aperto le frontiere agli ucraini. C’è il problema di accesso al diritto di asilo e della protezione di questo enorme flusso di persone. Minoranze con meno diritti come lgqt e rom, donne incinta, sole o con bambini a rischio sfruttamento, criticità al centro del confronto coi nostri partner. Poi il tema legato alla crisi alimentare che porta con sé la guerra”.

 

Quali i paesi più a rischio col blocco del grano?

 

“Soprattutto africani o medio orientali che avevano relazioni forti con l’Ucraina. La mancanza di materie prime alimentari porta innalzamento di prezzi, inflazione e perdita di capacità d’acquisto. Lo Yemen importava dall’Ucraina il 42% del fabbisogno di grano. Alcuni paesi del corno d’Africa che importavano olio di girasole fondamentale per la cucina locale col il prezzo anche quadruplicato, avranno decine di milioni di persone a rischio carestia. Poi la spinta alla migrazione, anche se la maggior parte di queste persone non ha i mezzi di spostarsi”.

 

Da rappresentante di istituto al liceo scientifico di Arezzo, alla laurea in scienze politiche, come si arriva alla cooperazione internazionale?

 

“Dopo un’esperienza con una ong in Brasile sono entrato in Ucodep, una grande fortuna avere nella mia città una realtà come Oxfam che stava crescendo. Nel 2010 il passaggio a Oxfam international, presente in più di 6 paesi, migliaia di organizzazioni partner e milioni di persone raggiunte nel mondo”.