Chiusure domenicali, allarme dall'outlet: 300 posti a rischio

A Foiano i festivi valgono il 40 per cento del fatturato. Più complessa la situazione di Arezzo divisa fra grande distribuzione e una partte del commercio indipendente. Il caso Cortona

L'outlet di Foiano

L'outlet di Foiano

Arezzo, 12 settembre 2018 - OGNI MALEDETTA domenica l’outlet di Foiano, l’unico di grandi dimensioni che esista in provincia, registra il picco di presenze e anche di incassi. E’ facile capire, dunque, con quale apprensione la struttura dirigente segua il progetto di legge sponsorizzato dai 5 stelle, ma sul quale sembra esserci un consenso di massima anche della Lega, per limitare al massimo le aperture festive.La situazione che dipinge Massiliano Peron, responsabile della società di gestione delle Farniole è ai limiti del drammatico: sono a rischio dai 200 ai 300 posti dei mille che l’outlet garantisce compreso anche l’indotto.

E non c’è solo Foiano, che pure è la situazione più eclatante. C’è tutta una fascia del commercio aretino che ormai alle domeniche c’è abituato. Solo per rimanere nel capoluogo, marchi di grande diffusione come Zara, Stradivarius, Ovs, molte catene in franchising, a partire da quelli di Intimissimi, Calzedonia & C., gestiti in città dalla famiglia Venturini, la grande distribuzione di Esselunga, Coop, Pam e Conad hanno preso l’abituddine di non chiudere mai o quasi mai. Giusto Natale, Pasqua e Ferragosto. Che succederà di una parte almeno dei posti di lavoro che l’attività domenicale contribuisce a incrementare?

Dati precisi è difficile averne. Gli unici numeri ufficiali sono quelli che danno le dimensioni del commercio aretino: circa 10 mila attività per circa 38-40 mila addetti. Quanti di questo vengono messi in pericolo da un’eventuale limitazione delle aperture domenicali come quella prospettata dal vicepremier Luigi Di Maio? Nessuno sa dirlo con precisione, neppure le associazioni di categoria Ascom e Confesercenti.

ALLA CGIL, il principale sindacato del settore che non nasconde il suo favore per le chiusure, sostengono che il lavoro domenicale non abbia portato alcun incremento all’occupazione. Eppure ci sono contratti a termine, straordinari, interinali che contribuiscono a in- tegrare i salari e far salire il monte degli occupati complessivi. All’outlet, ad esempio, spiegano che nei periodi di punta, come Natale e i saldi, i circa 140 punti vendita presenti assumono personale provvisorio per far fronte alla domanda. Ma, ci tengono a chiarire, non sono solo quelli i posti a rischio, in pericolo a Foiano, se va avanti la legge nella sua versione più dura, c’è una parte dell’occupazione strutturale, quella dei dipendenti a tempo indeterminati: 700 assunti nei negozi, gli altri nell’indotto, dai vigilantes alle ditte di pulizia.

Sarebbe, per l’intero complesso, un ridimensionamento radicale, visto che la domenica, come spiega Peron, vale da sola il 40 per cento del fatturato. Non solo: come ribadisce il responsabile della società di gestione Multi, che in tutta Italia controlla 5 outlet per 5mila addetti e 17 milioni di presenze, faremmo fatica anche a ri- spettarei gli accordi con Comuni e associazioni del territorio».

DA CORTONA, città turistica per eccellenza della provincia, si annuncia un pronunciamento anti-chiusure: la domenica è parte essenziale del fatturato dei negozi. Più complessa la situazione di Arezzo, dove la grande distribuzione è tutta schierata per l’apertura mentre il commercio indipendente, anche in centro, è diviso: molti negozi a conduzione familiare non hanno mai amato il lavoro festivo.

ChiusuMa se, come prospetta la Lega, venissero esentate le città turistiche, il capoluogo ci rientrerebbe? E’ una questione tutta da verificare, spiega Franco Marinoni, direttore provinciale e regionale dell’Ascom: dipende anche dalle presenze negli hotel. «Io - dice lui - sono da liberale contro ogni forma di obbligo. Di apertura o di chiusura. Decidono i singoli e decide il mercato».