Morì per un difetto dell'impianto di riscaldamento: due condanne a nove anni di distanza

Il caso è quello del titolare di una falegnameria di Laterina asfissiato dal monossido. Il caso riaperto dal procuratore Rossi su istanza della famiglia

Un'aula di tribunale

Un'aula di tribunale

Arezzo, 14 marzo 2019 - Morì per le esalazioni di monossido di carbonio prodotte dal malfunzionamento dell'impianto di riscaldamento nel silos della sua falegnameria, caso riaperto dopo cinque anni e responsabili della ditta che lo aveva montato riconosciuti colpevoli e condannati dopo nove. Il processo ieri in Tribunale ad Arezzo davanti al giudice Ada Grignani.

Il caso quello di Roberto Delfi, titolare di una falegnameria di Laterina (Arezzo) deceduto per le esalazioni di monossido di carbonio all'interno di un silos il 20 dicembre 2010. Anche allora si ipotizzò il malfunzionamento dell'impianto di riscaldamento alimentato dal trucioli, ma la perizia del Pm smentì eventuali correlazioni e fu chiesta l'archiviazione. Poi la famiglia affidò una perizia di parte dalla quale risultò l'opposto, cioè la correlazione fra impianto e monossido.

Il Procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi, su istanza di una parte civile, nel 2015 aveva chiesto la riapertura delle indagini, affidate ad un collega sostituto, ritenendo che l'esalazioni provenissero dall'impianto di riscaldamento, realizzato da una società pistoiese specializzata in materia.  Dopo l'esame del materiale a disposizione, a distanza di quattro anni dalla riapertura del caso, il giudice ha ritenuto responsabili del difettoso funzionamento dell'impianto che cagionò la morte di Delfi, i due legali rappresentanti della società condannandoli alla pena di mesi 4 di reclusione.