Maresciallo nei guai: "In straordinario mentre era a casa, è truffa allo Stato"

E' l'ex comandante dei carabinieri di Terontola. Lui nega tutto: solo un errore materiale. Via al processo. Denunciato dai suoi subordinati

Un'aula di tribunale

Un'aula di tribunale

Arezz, 18 ottobre 2019 - E’ una brutta storia di caserma quella che è costato il processo per truffa aggravata ai danni dello stato a un maresciallo dei carabinieri, comandante di stazione. Una storia nella quale si intrecciano brogliacci elettronici sui servizi di giornata che non corrispondono al vero e subordinati, due militari in servizio sul posto, che si prendono la briga di denunciare il superiore. Immediatamente trasferito per incompatibilità ambientale e poi finito appunto sulla graticola di un’inchiesta giudiziaria.

Succede tutto nel 2016, quando alla stazione di Terontola, comandata dal maresciallo Emilio Rea, arriva un controllo interno, originato evidentemente dalle soffiate che sono partite dall’interno. Fatto che qualcosa (forse molto) che non torna c’è davvero. Nel senso che i supporti elettronici sui quali vengono registrati servizi, straordinari e attività della caserma non sempre corrispondono alla realtà. In particolare per quanto riguarda Rea, che risulta in servizio straordinario, di appostamento, di controllo, di pattuglia, in orari nei quali invece se ne sta tranquillamente a casa.

Di qui le accuse non solo di truffa aggravata ma anche di falso, per il brogliaccio di computer che non torna rispetto al lavoro realmente svolto in caserma, e anche di un reato militare, la violata consegna, che di solito viene giudicato nei tribunali con le stellette ma che in questo caso è riassorbito dall’accusa principale. Il maresciallo non ci sta, si difende e nega tutto. L’unica cosa che deve ammettere è la mancata corrispondenza, che sta nei fatti, fra il registro elettronico e i servizi effettivamente svolti.

Ma, spiega, non avevo alcun bisogno di segnarmi delle ore di straordinario non effettuato, tutti i mesi ne faccio almeno 70 ore e mi pagano un forfait che non supera le 15. Non avevo alcun bisogno di truffare, mi bastava sterzare nelle presenze le ore non retribuite. Secondo lui, insomma, tutto si riduce a una vendetta di caserma. Il Gip Fabio Lombardo, però, lo ha rinviato a giudizio e in settimana si è svolta la prima udienza del processo, poi rinviato a marzo. Giudice monocratico Stefano Cascone, Pm Bernardo Albergotti, avvocato difensore Marcello Lazzeri.