Furti in casa al meno 30 per cento: Arezzo fra le province più virtuose d'Italia

Da più di mille raid a meno di 800: la conferma di un trend che è in atto da un paio di anni dopo il picco di colpi del 2013-2014

Polizia in azione

Polizia in azione

Arezzo, 19 marzo 2018 - AL VIMINALE (la sede del ministero dell’Interno) si stropicciano gli occhi. Un calo così non lo vedevano da un pezzo, sia pure in un anno in cui gli indici di delittuosità cadono un po’ dappertutto. Ma che in dodici mesi i furti in casa crollassero ad Arezzo del 30 per cento è un dato che sorprende un po’ tutti. Specie se paragonato con la media nazionale, che è sempre in discesa, ma «solo» del 10 per cento. Come a dire che qui siamo al triplo delle cifre complessive del paese. Solo Milano regge il passo, con un 20 per cento in meno che fa gonfiare il petto al questore Marcello Cardona, secondo il quale è il risultato del protocollo Penelope (un metodo di controllo della criminalità) applicato con successo nella metropoli lombarda. Qui, forse, i protocolli sono un po’ più artigianali, ma gli effetti sono ancora più eclatanti.

I NUMERI sono quelli raccolti dalla procura in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, a fine gennaio. La Nazione li aveva già anticipati, sia pure senza avere i termini di raffronto col resto del territorio italiano: i 1077 colpi in abitazione dell’anno mobile luglio 2015-giugno 2016 sono crollati a 766 nel periodo luglio 2016-giugno 2017, 311 blitz dei soliti ignoti in meno, grossomodo un terzo appunto. La conferma di un trend che si era già manifestato con la prima diminuzione fra 2014 e 2015, dopo i periodi pesantemente critici del 2013 e 2014, quando i raid ladreschi nelle case degli aretini avevano toccato il picco dei 1098, il dato più alto di sempre. Non a caso, era stata l’epoca in cui si erano organizzati comitati e chat sui social un po’ dappertutto, con i residenti che minacciavano addirittura di armarsi per difendere le loro abitazioni.

DIRÀ QUALCUNO che la caduta è solo apparente, che ci sono meno furti solo perchè ci sono meno denunce e la gente si è stancata persino di andare alla polizia e ai carabinieri. Ma l’impressione è che se i dati fossero sottostimati, lo sarebbero anche per il passato e il calo dunque ci sarebbe lo stesso. Il che non toglie che una questione sicurezza esista comunque, al netto delle cifre rassicuranti. Altrimenti non si spiegherebbero i risultati alle elezioni dei partiti che ne hanno fatto il centro della propria proposta politica. Del resto, se caduta degli indici di delittuosità c’è (e tutti i numeri sembrano confermarla), ciò non incide sulla redistribuzione dei reati: ce ne sono meno in assoluto, ma ce ne sono di più commessi dalle fasce a rischio, in particolare da immigrati e richiedenti asilo, attivi in particolare nel traffico (albanesi e magrebini) e nello spaccio (le etnie di recente arrivo) di droga. Non bastano i numeri in discesa a calmare le paure degli aretini.