Centro e Prato: dopo la protesta è il giorno delle due Fiere

Titolari e spuntisti divisi. Manifestazione in piazza degli espositori «sfrattati»: e qualcuno sceglie ancora il parco. «Non siamo pedine da spostare»

La protesta per la Fiera

La protesta per la Fiera

Arezzo, 1 agosto 2020 . Mascherina sulla bocca e cartelli di protesta fattI in casa ma che urlano tutta la rabbia della Fiera. Che oggi torna a casa, quel centro storico che ne ha fatto, insieme alla qualità dei suoi protagonisti, «la più grande e la più bella antiquaria», per citare il celebre spot. Ma ci torna con il muso lungo. Il muso lungo degli espositori sfrattati dai loro posti e che si sono ritrovati ieri a scegliere di nuovo una soluzione di fortuna.

Il muso lungo degli spuntisti, costretti per la prima volta nella storia a dividersi dai titolari, sorta di evento di serie B relegato al Prato. Il muso lungo, spesso ingiustificato, dei ristoratori costretti a ridurre l’occupazione dei tavoli nei punti strategici del centro. Il muso lungo di tanti commercianti, preoccupati che la divisione possa far fuggire altri espositori e aggravare i problemi della Fiera.

«Non siamo pedine da spostare a vostro piacimento» recita uno dei cartelli trascinati via dal vento ma rimessi con determinazione in piedi davanti al Comune. Voci di chi nel centro ha e aveva voglia di tornare esattamente come tutti gli altri. Ma non si rassegna a ricominciare da capo.

«Abbiamo un posto che ci è stato assegnato davanti ad un notaio: è impensabile che ad ogni edizione venga rimesso in discussione».Una rivolta moltiplicata 32: tanti gli espositori costretti a vedere con il binocolo le proprie certezze. Da via Guido Monaco, orfana di tutto il lato sinistro e quindi di 14 operatori. Dalle Logge, l’angolo di diversi pionieri, dove in sei non ritroveranno la loro piazzole.

Da San Francesco, dove i già sparuti espositori superstiti perdono altri cinque posti: ne restano solo quattro, come se la piazza stesse sfilando via dal percorso. E tutti quelli di via Seteria, lei sì depennata dalla mappa. Ieri gli sfrattati si sono ritrovati un’ora prima della spunta, per protestare e sfogare la delusione.

Qualcuno l’ha tradita in una mossa quasi provocatoria. Potendo scegliere, grazie al comandante della polizia municipale Aldo Poponcini, hanno preferito tornare al Prato. Prato da cui alcuni spuntisti tenteranno oggi di conquistare un posto in centro, tra quelli rimasti vuoti . Un ritorno dimesso a casa: anche se guadagna nuovi spazi. Intanto tutto il lato del Corso da Canto de’ Bacci a San Michele, dodici banchi in tutto.

«Ma con la notte bianca chi tutelerà la nostra merce» lamenta uno degli espositori sfrattati. Altri vorrebbero tenere aperto anche di notte, e ne avrebbero il diritto esattamente come i commercianti in sede fissa: ma sono penalizzati dal buio, che ancora regna sul percorso. Poi c’è piazzetta del Commissario, in teoria sfogo per le Logge, e il secondo lato di via Ricasoli, quasi fino alla statua.

C’è chi da Guido Monaco ha scelto perfino di spostarsi in cima alla città alta, nei primi posti dopo la Cattedrale. «Noi siamo lavoratori, chiediamo rispetto» esclamano i cartelli dando voce ai «ribelli». In un clima gomito a gomito che si è riproposto fin dalla serata di ieri: i tavolini a schiera in piazza Grande con vista sui camion.

E il rischio di far sentire l’evento di punta del nostro turismo come un terzo incomodo. Rischio che diventerebbe fatale ove prendesse campo tra gli espositori. Oggi forse no. Perché i lunghi mesi di stop potrebbero moltiplicare le presenze, sia sul fronte dei banchi che su quello dei visitatori.

Facendone un agosto quasi da record. «Banchi ogni due metri: ma se la regola valesse per la movida, quanta gente entrerebbe in piazza?». La domanda si stacca dai cartelli e si attacca alle pareti del centro. Desiderato e respinto nella Fiera dei musi lunghi.