La Fiera antiquaria si scioglie sotto l'afa di agosto

Il grande caldo rallenta le presenze, una domenica in tono minore, il punto di maggior soferenza è il Prato

Alcune persone a una manifestazione

Alcune persone a una manifestazione

Arezzo, 3 agosto 2020 -.Le borse in pelle fatte a mano sono la nuova frontiera della fiera antiquaria, il banco lambisce San Michele ed è da lì che parte il percorso più vivo della fiera ai tempi del Covid. Non è stata una grande domenica per l’antiquaria nell’edizione che ha ritrovato almeno in parte il suo habitat naturale. Non lo è stata per svariati motivi, il primo dei quali è che agosto non è certo il mese ideale per la grande manifestazione aretina. Se poi il fine settimana coincide con le temperature roventi dell’immancabile anticiclone africano, ecco che il quadro è completato.

Chi è che ha voglia di mettere il becco fuori casa? Il primo giorno, quello di sabato, non era stato un flop mentre ieri è andata un po’ peggio, pur se c’è stata una ripetizione di scenari. Ancora una volta la porzione più in sofferenza è quella in alto, al Prato, di solito sede (ma per tutti) della fiera di settembre quando c’era la coincidenza con la Giostra che quest’anno salterà per colpa della pandemia e della necessità di distanziamento sociale. Lassù il deserto o quasi, «non si vede anima viva» sibila un espositore più rassegnato che arrabbiato. E un altro ha attaccato nel banco con lo scotch un foglio scritto a mano: «Vogliamo rispetto». Hanno le loro ragioni, per carità.

Come le hanno gli sfortunati andati a occupare la parte destra di via Guido Monaco, massacrata dal sole per tutta la giornata. Clima torrido, solo un passo e il sudore ti ammazza: insomma tutti lontani il più possibile, il massimo del distanziamento sociale. Meglio nel Corso, pur se non era facile distinguere chi davvero fosse interessato alla merce esposta o chi invece passeggiasse per diletto o per comprarsi qualcosa da mangiare. Già, i ristoranti: l’altro leit motiv dell’edizione per le proteste causa spazi occupati dai tavolini. Anche qui delle ragioni ci sono, ma è impossibile in tempi come questi accontentare tutti. E già aver riportato l’antiquaria in centro non è risultato disprezzabile, un primo passo verso l’auspicabile ritorno al passato anche se non si sa quando potrà avvenire. Nessuno lo sa e infatti le domande sono coniugate al futuro prossimo:

«Ma sarà così la fiera di settembre?» chiede allarmata un’ espositrice in via Cavour. «A settembre è una fiera sé», le rispondono dal banco vicino. In realtà regna l’incertezza perché il futuro, per l’antiquaria come per il turismo, è difficile da decifrare. E male lo decifrano anche i gestori di locali e ristoranti del centro cittadino che nei fine settimana d’estate hanno parzialmente recuperato le perdite accumulate nel lockdown ma che guardano con preoccupazione all’autunno e all’inverno che verranno. Con una speranza nemmeno mal celata e che si chiama mercatini di Natale. Se si faranno bene, altrimenti... meglio non pensarci