Addio a Gianfranco Duranti, fondatore di Teletruria: in tanti in Duomo per dirgli addio

Aveva 74 anni, ha vissuto la parabola delle Tv locali e prima ancora della carta stampata. Fu anche presidente dell'Arezzo. Oggi alle 15 le esequie

Un funerale

Un funerale

Arezzo, 17 maggio 2018 - Tanta gente per l’ultimo saluto a Gianfranco Duranti, il direttore di Teletruria scomparso nella notte fra lunedì e martedì dopo una lunga malattia. A rendergli l’estremo omaggio c’erano colleghi, autorità, amici che non hanno voluto lasciare solo Gianfranco nel viaggio di commiato a questa terra a cui lui aveva voluto così bene. C’era anche, accompagnato dalla famiglia, Benito Butali, lo storico editore dell’emittente Tv, che a Duranti era legato da un lunghissimo e affettuoso sodalizio.

Addio Gianfranco, anzi addio "Ceppone", come tutti lo chiamavamo nell'ambiente giornalistico, con un nomignolo che voleva esprimere al tempo stesso l'affetto e il rispetto per la tenacia del suo carattere. Gianfranco Duranti, fondatore e direttore di Teletruria ma non solo, se ne è andato nella notte, stroncato da un male inesorabile che si era aggravato negli ultimi mesi, costringendolo per la prima volta ad allentare la presenza nella televisione di cui ha vissuto l'intera parabola, da emittente di incerta situazione giuridica, quando c'era ancora il monopolio della Rai, a tv fra le più diffuse della Toscana, dominatrice dell'audience (e dei telecomandi) aretini.

Ma più ancora Gianfranco è stato un protagonista dell'informazione cittadina nell'ultimo mezzo secolo, da quando quel panorama se lo dividevano due quotidiani e basta che poi si erano ridotti a uno solo, allo scenario variegato e ricco di oggi: quotidiani, tv locali, radio, siti internet e quant'altro. Aveva cominciato addirittura come ragazzo di bottega al Giornale del Mattino, ultimo testimone, o uno degli ultimi, di una stampa locale e di nomi che appartengono a un'epoca  ormai nella storia.

Lui li aveva conosciuti tutti: i Beppe Dragoni, i Piero Magi, i Carlo Dissennati, i Cecco Arrighi, personaggi che ormai in pochi possono dire di avere visto di persona ma che sono stati i protagonisti di una piccola epopea editoriale.

Gianfranco nasce nel 1943, in piena guerra, e cresce nel clima ancora austero del dopoguerra, fino a diventare adulto negli anni del Boom economico, che anche per Arezzo segna il riscatto, il miracolo del benessere. Lui appunto si fa assumere in una delle aziende simbolo di quella crescita esponenziale, la vecchia Sacfem che ormai non esiste più da una vita. La sua è subito una vocazione perchè al Fabbricone cura le relazioni esterne, insomma quello che oggi si chiamerebbe l'ufficio stampa.

Contemporaneamente si avvicina al giornalismo militante. Di quotidianiad Arezzo ce ne sono due: La Nazione, che da sempre domina la piazza, e il Giornale del Mattino, già Mattino dell'Italia centrale, che da posizioni democristiane, cerca di insidiarne il primato. Il Nuovo Corriere, organo di sinistra, il cui corrispondente locale è il mitico maestro Cantaloni, padre di Gianni, futuro calciatore, assessore e uomo di Giostra, ha già cessato di esistere.

Al "Mattino", come lo chiamavano tutti, Duranti è uno dei collaboratori di Francesco Arrighi, che poi diventerà caporedattore alla Rai. Lui stesso raccontava le sue mansioni: non solo cronista, ma anche addetto al fuorisacco, la busta fuori dal sacco postale attraverso la quale le redazioni locali inviavano i loro articoli alle redazioni centrali che li impaginavano. Quelle meno urgenti, perchè per le breaking news,come diremmo oggi, c'era la "fissa", la telefonata delle sette di sera con le ultime novità.

Come concorrenti a La Nazione ci sono Beppe Dragoni, il capo, Carlo Dissennati, Mario D'Ascoli, suo coetaneo, e Mario Del Gamba. Avversari sul fronte della notizia ma anche amici, coi quali si dividono le serate e le goliardate da Amici miei, alcune delle quali vengono ancora raccontate come leggende nell'ambiente del giornalismo nostrano.

Ma la vera svolta nella carriera (e nella vita) di Gianfranco arriva nei primi anni '70, quando il suo occhio attento alle novità coglie il varco che si apre nel monopolio con la nascita della progenitrice di tutte le Tv private, Telebiella, la prima a rompere il fronte tenuto da Mamma Rai. Lui intuisce che si apre un nuovo mondo e dà vita con altri amici e colleghi a Teletruria, tra le prime emittenti locali in Italia e in Toscana. E' subito un successo, una rottura nel mondo un po' cristallizzato dell'informazione aretina, dove La Nazione è rimasta sola dopo la chiusura del "Mattino" nel 1966. Il telegiornale in Tv, la Videocronaca aretina come viene subito battezzata, rivoluziona l'ambiente, costringe anche La Nazione a svecchiarsi, fa crescere un'intera generazione di nuovi giornalisti: Ivo Brocchi, Laura Pugliesi, Mauro Bellachioma.

E insieme nascono i nuovi programmi di un palinsesto sempre più variegato, qualcuno destinato a durare nel tempo come il Caffè Bollente, talk show tutto aretino, o il programma con vari nomi sull'Arezzo calcio, di cui Teletruria si assicura i diritti di trasmissione delle partite. La Tv adesso fa gola anche ai grandi imprenditori. La scala Mario Lebole, che però ha bisogno della quota in possesso di Duranti. Gianfranco si assicura grazie a quella un ruolo determinante all'interno dell'emittente, che conserverà anche quando Teletruria entra nell'orbita della famiglia Butali. E' anzi proprio Gianfranco a diventare presidente dell'Arezzo quando Benito Butali si disimpegna dalla società amaranto. Una breve parentesi ma significativa anche quella.

Il tentativo di rompere il monopolio de La Nazione si estende anche alla carta stampata. Quando nei primi anni '80 sbarca ad Arezzo il Corriere dell'Umbria che dà vita al Corriere Aretino, primo concorrente del nostro giornale da quasi vent'anni, trova subito in Duranti un alleato. L'operazione avrà esiti alterni, ma ha garantito fino ad oggi, con alcune piccole pause, che di quotidiani sulla piazza ce ne fossero due. Tre quando Gianfranco contribuisce a dar vita un terzo giornale, il Nuovo, che però dura poco.

Nel frattempo, Gianfranco si dedica alla sua creatura predilettta, Teletruria, per la quale si defila progressivamente dalle altre avventure editoriali. E' lui a volere nel Tg e nelle trasmissioni un'altra generazione di giornalisti, quella di adesso: Luigi Alberti, Barbara Perissi, Maddalena Pieroni, Luca Tosi, Luca Caneschi che ne prenderà il posto di fatto alla direzione. La Tv è tra le prime private a gettarsi nel digitale, con lo switch off si guadagna un posto fra i primi dieci del telecomando, grazie anche a un collaboratore prezioso come Antonio Cherici, tecnico di grande valore. Quella di Duranti insomma è stata un'avventura durata una vita intera, finita troppo presto per colpa della malattia. Ma l'impronta resterà a lungo. Che la terra gli sia leggera