Morto sul lavoro: groviglio di colpe. Buio e rumore tra le cause. Cgil: allarme subappalti

Gli ispettori della Usl stanno cercando di ricostruire la tragedia con la responsabilità. Nel mirino due cooperative e Sei Toscana, la società dei rifiuti

La tragedia di Camucia

La tragedia di Camucia

Arezzo, 28 ottobre 2018 - BUIO E rumore. Eccoli i due fattori che si sono ingoiati la vita di Giancarlo Andreoni, 56 anni, anni, aretino, l’operaio della cooperativa Futura travolto in marcia indietro da un camion di Sei, la società dei rifiuti, al compattatore di Camucia. I sindacati ce ne aggiungono un altro: i subappalti cui negli ultimi mesi Sei si è affidata per la gestione del servizio:

«Potrebbe essere una concausa», dice il segretario della Cgil Alessandro Mugnai - e non è un dito puntato contro nessuno. Magari tutte le aziende coinvolte lavorano al meglio, ma si crea un quadro di deresponsabilizzazione generale e di confusione sui compiti di ciascuno nel quale è più facile accadano incidenti come questo».

In effetti, anche il servizio di prevenzione infortuni e sicurezza sul lavoro della Usl (Pissl) sta cercando in queste ore di sbrogliare la matassa delle competenze: il compattatore è di Sei Toscana, così come i camion, poi ci sono due cooperative, la Futura e la Beta 2, cui è affidato in concreto il lavoro. Era così anche venerdì sera, col crepuscolo che alle cinque e mezzo stava già calando sulla stradina stretta e cieca in cui si trova il compattatore, e col fracasso sia dell’impianto che dei camion in fila per scaricare. Via via,facevano marcia indietro per uscire, finchè uno dei mezzi ha travolto Andreoni, che era sceso e pare stesse telefonando.

IL RUMORE gli ha impedito di sentire il camion che gli arrivava addosso e lui non l’ha visto perchè distratto da altre incombenze? Oppure il chiasso ha messo l’autista di non sentire il fischio dei sensori d’allarme che si attivano quando il mezzo è in retromarcia? O ancora i sensori non hanno suonato perchè non hanno intercettato l’ostacolo? Sono tutti elementi che gli ispettori della Usl stanno cercando di verificare in queste ore. Così come si cerca di capire se qualcosa non ha funzionato nel piano di sicurezza del lavoro, se c’era uno spazio di rispetto riservato ai pedoni o ai lavoratori appiedati.

Di certo, della morte di Andreoni dovrà rispondere l’autista del camion che l’ha investito. Se ci siano altre responsabilità tocca al Pm di turno Angela Masiello accertarlo sulla base del rapporto che le arriverà dal Pissl. Per ora, comunque, non tira aria di avvisi di garanzia: il magistrato non ha ritenuto necessaria l’autopsia e dunque non c’è la fretta degli accertamenti irripetibili.

TRA DATORI di lavoro e responsabili della sicurezza potenzialmente nel mirino, ci sono comunque anche gli uomini di Sei Toscana, azienda perennemente sotto esame. Se il tutto integra anche colpe penali lo si capirà solo nei prossimi giorni. Ma ce n’è già a sufficienza per riaprire la storica polemica del lavoro che uccide, delle morti bianche che sono già quattro da agosto. Poi, magari, è stata solo fatalità. Intanto c’è un’altra vittima che chiede giustizia.