Consulenze Etruria, interrogatori Vip ma l'ex presidente Rosi si salva

A settembre almeno in tre dai Pm, memorie difensive dagli altri. L'ultimo numero esce perchè è già accusato di bancarotta semplice nel processone

Lorenzo Rosi

Lorenzo Rosi

Arezzo, 19 luglio 2019 - ALCUNI SONO già sicuri di aver un appuntamento coi Pm del pool Etruria per settembre, altri hanno deciso di presentarie memorie scritte per difendersi, altro ancora restano incerti fra la prima e la seconda strada. Fatto sta che i 17 destinatari dell’avviso di chiusura indagine per le consulenze della banca aretina sprofondata nel crac, tutti accusati in questo filone di bancarotta semplice o colposa, si preparano a muovere le loro pedine per evitare di ritrovarsi al centro di un altro processo. Specie quanto tutti o quasi erano convinti, specie gli otto membri di prima nomina dell’ultimo Cda, di essere usciti indenni dalla tempesta di Bpel, che dura ormai dal decreto salvabanche del 22 novembre 2015.

Uno solo dei 17 pare destinato a salvarsi, ma per mere questioni giuridiche. E’ l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, che nel processo principale, quello che riprende a settembre, ha contestata insieme ad alcune ipotesi di bancarotta fraudolenta, altri scenari di bancarotta semplice. I suoi avvocati hanno dunque fatto notare che non può essere perseguito per il principio del ne bis in idem, quello secondo il quale nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso episodio. La procura ha preso atto e pare decisa a stornare il nome.

DEGLI ALTRI, almeno due hanno l’interrogatorio già fissato, per la fine del mese in cui riprende l’attività giudiziaria. Sono l’ex vicedirettore generale Emanuele Cuccaro, Claudio Salini, ex Consob, e l’ex consigliera Claudia Bugno, al centro qualche mese fa di una brutta tempesta come consigliera del ministro dell’economia Tria che non aveva inserito nel curriculum l’incarico in Bpel. Ne nacque un caso che per alcuni giorni dominò i giornali ma che poi si è acquietato.

LA DIFESA di Pierluigi Boschi, ex vicepresidente, fa trapelare l’intenzione di presentare una memoria scritta per provare a schivare la richiesta di rinvio a giudizio che pende sui sedici residui dopo il possibile stralcio di Rosi. Il caso è quello degli incarichi che furono affdati o confermati dall’ultimo Cda in relazione soprattutto alla fusione con un’altra banca che avrebbe potuto salvare Etruria dal crac. Quattro milioni di consulenze che secondo la procura trovano scarsa giustificazione nel materiale consegnato dai destinatari: Mediobanca (mezzo milione), un paio di grandi studi legali (fra cui Grande Stevens di Torino e Zoppini con 800 mila euro), la società Bain & C., incaricata di preparare un piano industriale del quale sarebbero rimaste solo poche slide.