"Subito i primari che mancano": Rossi annuncia tempi brevi. D'Urso: "La mia sanità"

Gli impegni del governatore al lancio del irettore. "Milioni di investimento anche nell'ospedale". Il nuovo dirigente: "Meno attese, il pubblico sarà concorrenziale"

Il direttore D'Urso col governatore Enrico Rossi

Il direttore D'Urso col governatore Enrico Rossi

Arezzo, 22 marzo 2019 - «L’azienda si dirige girando»: Enrico Rossi lancia il messaggio e al suo fianco Antonio D’Urso prova a calarsi nei panni di direttore globe-trotter. Espressione tranquilla, lo sguardo pacato e ironico, non sembra avere proprio il «phisique du role» del dirigente giramondo. Ma non si tira indietro. «Stamani ero a Stia, nell’interno della provincia – parte quasi srotolandoti la mappa che già conosci – ora sono ad Arezzo, domani andrò a Grosseto, quindi in settimana prossima a Siena».

Siena ultima tappa e chissà che dietro lo sguardo tranquillo già non abbia capito il sentire profondo della città. Ma è solo il primo giorno di scuola per il «sindaco del rione sanità»: e il primo giorno si ascolta il preside, il Governatore al suo fianco. Che parte lento ma una notizia la dà.

«Ho parlato con i vertici di Estar: i concorsi a primario sono tutti sbloccati, faremo presto». Nel rispondere garantisce per i 9 dirigenti mancanti ad Arezzo ma non solo. «Qui e nel resto della Toscana: malgrado alcune malelingue sostenessero che le sostituzioni non ci sarebbero state».

Ci saranno e non solo nei ruoli apicali. «Siamo in grado di sostituire il personale in uscita: compreso quello di quota 100, me lo assicurano tutti gli amministratori». E notizia per notizia non sfugge ad uno dei nodi: ma se ad ogni addio seguono mesi di attesa perché Estar finisca i concorsi? «E’ chiaro che le regole vanno rispettate: comunque abbiamo ridato una capacità di spesa alle aziende».

Piccola: ma almeno l’ente per le assunzioni non dovrà andare dall’acquisto delle penne alla selezione dei neurochirurghi. E quell’area vasta che a tanti sta indigesta? «La riforma è partita da soli tre anni e le cose già vanno meglio: del resto quanti piccoli ospedali oggi sarebbero chiusi se non fossero stati dentro aree più ampie?». La domanda è retorica, al suo fianco DUrso non ha intenzione di rispondere. Invece prende al balzo il passaggio su Desideri, il suo predecessore.

Rossi ne aveva appena esaltato il lavoro, pur confermando che non c’erano gli estremi per la proroga? «Ha fatto un lavoro straordinario» sussurra il neo direttore: dallo stile felpato di Desideri ai sussurri di D’Urso, la sanità rifugge le urla. E torna sulle liste di attesa, la sua priorità. «Prendo una grande eredità ma punto ad avere risultati ancora migliori».

Al suo fianco il direttore sanitario Simona Dei e il direttore amministrativo Francesco Ghelardi, in attesa di scoprire fino a quando lo saranno. Ma a tenere banco nel primo giorno di scuola è il preside. «Il nodo è quello delle specializzazioni che non si trovano: la Regione ha deciso di prendere il mano la programmazione per evitare questi problemi».

Intanto mette sul tavolo il panierino. Dopo i nove milioni di euro annunciati alla vigilia, ecco i due del piano triennale per sistemare gli ospedali. E qui ce n’è un bisogno estremo, come già qualche professionista ha fatto presente. E di quei nove milioni, quanti toccheranno a noi? «Non lo so ancora, non ho avuto tempo di approfondirlo» spiega D’Urso. E in effetti non può che essere così: sarà anche un direttore globe-trotter ma almeno i conti vanno fatti a tavolino.