Archivio di Stato, uccisi dal gas antincendio: fuoco, in passato altri falsi allarmi /FOTO

Due dipendenti vanno alla centralina di comando e la nuvola di argon li soffoca, un terzo è intossicato ma salvo. Così la mattinata dell'angoscia in centro

La tragedia e le due vittime: Piero Bruni e Filippo Bagni

La tragedia e le due vittime: Piero Bruni e Filippo Bagni

Arezzo, 21 settembre 2018 -  Piero!! Filippo!! Chi glielo dice adesso alle famiglie?». Sono le urla che alle otto di mattina risvegliano gli abitanti di piazzetta del Commissario, pieno centro storico di Arezzo, su cui si affaccia il Palazzo Camaiani-Albergotti, sede dell’Archivio di Stato. Quelli che gridano appunto sono i dipendenti: piangono sui corpi di Piero Bruni e Filippo Bagni adagiati al suolo, coi soccorritori che stanno ancora tentando di rianimarli.

Ma non c’è più niente da fare per i due, asfissiati dal gas Argon, silenzioso assassino rilasciato dall’impianto anti-incendio dopo quello che adesso pare un falso allarme fuoco. Moriranno entrambi mentre vengono portati in ospedale o subito dopo esserci arrivati. L’elicottero Pegaso del soccorso regionale resta inutilmente in attesa centro metri più sopra.

Non serve, Piero e Filippo, 59 e 55 anni, non reagiscono neppure alle prime cure. Ce la farà invece il terzo impiegato, 57 anni, che è ancora ricoverato ma non è grave. La mattina più tragica che il cuore di Arezzo abbia vissuto negli ultimi decenni comincia poco dopo le 7,30, quando scatta dentro l’Archivio l’anti-incendio. Falso allarme, pare secondo i successivi accertamenti dei vigili del fuoco, ma intanto chi è già al lavoro avverte la ditta di manutenzione, che ha revisionato l’impianto una ventina di giorni fa.

Poi accade quello che è destinato a diventare il cuore dell’indagine: Bruni e Bagni, dipendenti esperti, inclusi nella squadra di sicurezza, decidono di scendere giù, nel seminterrato ad esaminare la centralina di comando. Ma intanto il sistema di controllo ha già cominciato a rilasciare l’Argon, gas che elimina l’ossigeno e quindi toglie alimento ad eventuali fiamme, utilizzato dove si conserva carta, come negli archivi, che non può essere protetta con acqua o schiuma.

Quando i due arrivano in fondo alle scale e aprono la porta del bugigattolo vengono investiti in pieno, crollano giù, uno sull’ingresso, l’altro sull’ultimo gradino. Il terzo impiegato che scende fa appena in tempo a vedere i colleghi riversi e a risalire per dare l’allarme, prima di cadere anche lui vittima dell’Argon, ma in concentrazione più bassa. È il portiere che chiama il 118: il trambusto gli fa parlare di uno scoppio mai avvenuto.

Ma perchè Piero e Filippo non hanno aspettato i vigili del fuoco? È l’aspetto più inspiegabile dell’indagine del pm Laura Taddei. Un’ipotesi, sulla base delle testimonianze, è che l’allarme fosse scattato a vuoto altre volte e che quindi tutto sia stato preso come una routine, ma stavolta il gas era stato rilasciato davvero. È ancora presto però, ci vorranno giorni e autopsie per capire.

Per tutto il giorno si inseguono dichiarazioni di politici e sindacalisti: non si può morire così in un edificio pubblico. La figlia di Bagni viene avvertita mentre è al lavoro in un grande negozio a centro metri dall’archivio, la moglie di Bruni, storico sindacalista della Cisl, dice con forzae: «Era una persona speciale». Il sindaco Ghinelli ha proclamato il lutto cittadino.