Andrea Bindi, pompiere e scrittore, nella prima antologia del Corpo dei Vigili

Il suo racconto "Villa Serena" dedicato ai colleghi "caduti" nel 2019. Dal dramma di Vermicino, col vigile Nando che per tre giorni parlò con Alfredino, l'amore per il suo lavoro. Tante storie pubblicate su facebook

Andrea Bindi vigile del fuoco e scrittore

Andrea Bindi vigile del fuoco e scrittore

Arezzo 15 gennauio 2021 - Andrea fa il pompiere. Sì, lo preferisce come parola a vigile del fuoco. Gli ricorda un mestiere che amava sin da bambino, quando i pompieri si chiamavano così e per lui avevano anche un nome, per tutti, Nando. Nando è stato il vigile del fuoco che per tre giorni ha parlato con Alfredino Rampi caduto in un pozzo a Vermicino senza mai lasciarlo solo, fino alla fine. Quella storia Andrea non l’ha vista, non era ancora nato, l’ha scoperta dopo e  Nando è diventato il suo eroe, voleva essere come lui. Andrea dal 2008 fa il pompiere ad Arezzo, porta nel suo mestiere un cuore grande, come tutti i suoi colleghi, ma lui gli interventi che fa e le persone che incontra le trasforma in storie che poi condivide su Facebook. Ama leggere, si dichiara collezionista compulsivo di libri, ama scrivere. Tanto che un suo racconto “Villa Serena” sarà uno dei trentacinque scelti per la prima antologia “Oltre  il confine dell’oblio. Trentacinque storie per ricordare” che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha deciso di pubblicare per destinare il ricavato alle famiglie dei colleghi morti sul lavoro nel 2019, primi fra tutti le vittime dell’esplosione della bomba in una cascina ad Alessandria: Antonio Dell’Anna, Antonio Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo “morti per l’indifferenza verso gli altri” scrive nella prefazione il capo del Corpo Fabio Dattilo.

“Mi è sempre piaciuto scrivere, mi diverte e poi ne ho bisogno, mi serve per scaricare le emozioni che vivo durante il mio lavoro” spiega Andrea che ambienta il suo  racconto ambientato a “Villa Serena” , li immagina tutti lì, quelli anziani, quelli in pensione anche prima dl tempo, ancora con i loro ruoli attaccati sulla pelle più di un vestito, l’attesa di una chiamata in un mestiere fatto di attese. E fra tutti Nando che ha sempre qualcosa da fare, che parla sempre con un “bimbo col caschetto secco secco“ che si chiama Alfredino.

“Nando per me era il pompiere e la storia di Alfredo mi ha sempre seguito, lo stesso Ammaniti, lo scrittore, mi ha regalato il libro con la sua prefazione. E me lo sono immaginato con rispetto, ho immaginato Villa Serena come un distaccamento di Arezzo dove si sentono storie e racconti degli interventi fatti. Noi pensiamo che i vigili siano sempre in azione, come nei film, ma, come dicono sempre al corso, è un lavoro fatto di attesa, ma quando lo fai lo porti fino in fondo, è risolutivo. Finché non hai sistemato tutto e risolto il problema quell’intervento, quella casa, quella persona  non lo lasci. La gente ci chiama come se fossimo la risposta di uno Stato che sentono lontano o non presente. E poi non c’è  burocrazia, si prende e si va”.

Ha tante storie da raccontare, Andrea: “Non immaginate quanta gente viva sola e quanta sepolta letteralmente in casa da oggetti o rifiuti, ricordo un uomo che essendo sicuro che nessuno avrebbe trovato il suo testamento fra tutte  le sue cose accumulate che lo aveva scritto nello sportello di cucina. O un altro che viveva col fratello in una situazione totale di abbandono, ci chiamò perché suo fratello stava male, in realtà era già morto sotto uno scaffale pieno di roba che gli era caduto addosso”. I vigili ascoltano, guardano, aiutano, come Nando, come tutti i colleghi anziani, come i colleghi che non ci sono più: “Quando qualcosa va sorto lo sentono dalla voce dei colleghi alla radio - scrive nel suo racconto Andrea -  sono a fianco dei fratelli negli interventi anche se non sono presenti. A volte senti la loro mano sulla spalla quando sei in cima alla scala. Abbracciano la pertica e poi giù, tra le nuvole, oltre il cielo. Quando penso ad un pompiere penso a Nando, che adesso è in cielo col piccolo Alfredo. Si sono finalmente abbracciati”