Anche il raccordo va in tilt: mobilitazione dei vigili

Gli otto chilometri tra la città e il casello soffrono nelle ore dell’uscita obbligatoria: l’effetto domino

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E’ l’effetto domino. Quello che gli strateghi del traffico conoscono bene: e che si concentra spesso e volentieri proprio a ridosso delle arterie veloci. L’autostrada scoppia, un incidente ne paralizza la circolazione per ore? In automatico le conseguenze arrivano dappertutto.

Intanto al raccordo, forse l’elemento più fragile di tutta la circolazione aretina: otto chilometri, migliaia di auto al giorno, e sue due corsie semplici, senza possibilità di sorpasso.

In questi casi si "infogna": e per fortuna scatta la mobilitazione della polizia municipale per far scorrere un filino di più la circolazione. Chi esce deve raggiungere Monte San Savino e quindi orientarsi verso il tratto di Due Mari che parte dalla zona di Olmo: c’è da attraversare il raccordo da parte a parte e impegnare anche altre strade. Come alcune provinciali. Una situazione di sofferenza che si protrae a lungo, vista la chiusura del casello nella direzione di Roma, quella dell’incidente, per almeno quattro ore. La gente si ferma, chiede spiegazioni, non capisce cosa stia succedendo. Disabituata alle code dai tempi prima del Covid, le riscopre di colpo, in un venerdì di inizio giugno.