di Lucia Bigozzi  "Alla fine il lupo lo mantengo io", sbuffa Roberto Cipriani, allevatore da generazioni tra i pascoli e i boschi di Pieve Santo Stefano e Badia Tedalda, in Valtiberina. Ha ereditato l’azienda dal padre e oggi ha triplicato dimensioni e produttività "con sacrificio e passione", rivendica provando a riequilibrare l’amarezza del paradosso-lupo. Lui li conosce gli esemplari che si muovono nelle montagne dell’alta valle del Tevere e una manciata di anni fa, "sono stato costretto a cambiare tipologia di animali perchè i lupi in una decina di anni mi hanno ucciso centinaia di pecore. Così ho deciso che non ne valeva la pena e il gregge che mi era rimasto l’ho venduto". Dalle pecore alle mucche, Cipriani ha "riconvertito" l’allevamento: 170 bovini di razza Chianina e Limousine nei pascoli che si estendono sui 700 ettari di terreni di proprietà, suddivisi tra bosco e aree coltivate a seminativi. "Non è bastato cambiare animali perchè nell’anno appena concluso, abbiamo avuto quattro vitelli assaltati e uccisi dai lupi che, ricordo, nel 1980 qui non c’erano. Poi negli anni si sono moltiplicati e oggi ce ne sono molti in giro, anche incrociati con cani selvatici. Vedo le tracce nei miei terreni e so che si muovono seguendo la scia dei cinghiali che assediano cercando i cuccioli oppure chi, nel branco, rimane più indietro".  La "strada" dei lupi scende a valle, come prima non accadeva: i predatori vanno a caccia di cibo insieme alla preda. E’ un comportamento che, spiega Cipriani, molti anni fa il lupo non aveva perchè "si teneva nascosto, lontano dall’uomo e cacciava in montagna". Perfino i bovini sono nel target dei lupi "che un tempo si manifestavano da soli mentre adesso si muovono in branchi di tre-quattro esemplari e rappresentano una minaccia perchè il lupo è un animale intelligente che gioca con la preda e mette in atto una strategia anzitutto per isolare la vittima dal resto del branco, poi la spinge in una zona impervia o nella gola di una montagna, un luogo in cui sia in trappola, e alla fine l’aggredisce uccidendola. Ho avuto un vitello che ha fatto questa fine, precipitando in un dirupo, ma anche le manzette, vacche di media taglia, sono nel mirino dei predatori".  Cipriani conosce i segreti del lupo per una convivenza che ormai va avanti da decenni. E’ un pò come stare con il nemico per cercare di prevenirne le mosse: "Sono cresciuto in questi luoghi, li conosco palmo a palmo. Ho visto nel tempo le mutazioni nei comportamenti del lupo e so che oggi ce ne sono molti in giro, molti di più rispetto al passato. So di attacchi avvenuti a valle, in Casentino, e alle porte di Arezzo; lupi che assaltano cani di piccola taglia: è un fenomeno che purtroppo si ripeterà se non saranno presi provvedimenti". C’è una legge nazionale che tutela il predatore e tuttavia, allevatori, associazioni agricole e di categoria, comitati di cittadini che nascono per invocare misure a tutela delle comunità, sollecitano interventi da governo e Regione, sulla gestione dei predatori.  "Sono anni che lanciamo l’allarme sollevando un problema oggettivo che nessuno ha mai voluto ascoltare e oggi ci ritroviamo in queste condizioni: allevatori che subiscono attacchi al gregge ogni mese, famiglia preoccupate l’incolumità dei figli che giocano davanti a casa e degli animali domestici, specie quelli di piccola taglia".  Ieri mattina Cipriani ha trovato le impronte di un lupo sui sentieri coperti di neve all’interno della sua proprietà. Per difendersi ha investito risorse e tempo: "Ho installato diciotto chilometri di rete elettrosaldata anti-lupi, cioè con la parte superiore piegata verso l’alto per impedire ai predatori di arrampicarsi e scavalcare. D’estate, la stagione più a rischio per gli animali che stanno ai pascoli, li ripariamo in strutture dove sono al sicuro, ma tutto questo crea disagio alle mucche perché ne limita la libertà di movimento e anche alla mia famiglia perché dobbiamo togliere tempo ad altre attività del’azienda", spiega l’allevatore che oltre ai danni del lupo denuncia quelli del cinghiale: "Ho recintato tutto, altrimenti entrano ovunque".  Ora le Chinine sono nelle stalle, protette dai cani da guardiania, ma il pericolo è sempre in agguato.

Cronaca

di Lucia Bigozzi

"Alla fine il lupo lo mantengo io", sbuffa Roberto Cipriani, allevatore da generazioni tra i pascoli e i boschi di Pieve Santo Stefano e Badia Tedalda, in Valtiberina. Ha ereditato l’azienda dal padre e oggi ha triplicato dimensioni e produttività "con sacrificio e passione", rivendica provando a riequilibrare l’amarezza del paradosso-lupo. Lui li conosce gli esemplari che si muovono nelle montagne dell’alta valle del Tevere e una manciata di anni fa, "sono stato costretto a cambiare tipologia di animali perchè i lupi in una decina di anni mi hanno ucciso centinaia di pecore. Così ho deciso che non ne valeva la pena e il gregge che mi era rimasto l’ho venduto". Dalle pecore alle mucche, Cipriani ha "riconvertito" l’allevamento: 170 bovini di razza Chianina e Limousine nei pascoli che si estendono sui 700 ettari di terreni di proprietà, suddivisi tra bosco e aree coltivate a seminativi. "Non è bastato cambiare animali perchè nell’anno appena concluso, abbiamo avuto quattro vitelli assaltati e uccisi dai lupi che, ricordo, nel 1980 qui non c’erano. Poi negli anni si sono moltiplicati e oggi ce ne sono molti in giro, anche incrociati con cani selvatici. Vedo le tracce nei miei terreni e so che si muovono seguendo la scia dei cinghiali che assediano cercando i cuccioli oppure chi, nel branco, rimane più indietro". 
La "strada" dei lupi scende a valle, come prima non accadeva: i predatori vanno a caccia di cibo insieme alla preda. E’ un comportamento che, spiega Cipriani, molti anni fa il lupo non aveva perchè "si teneva nascosto, lontano dall’uomo e cacciava in montagna". Perfino i bovini sono nel target dei lupi "che un tempo si manifestavano da soli mentre adesso si muovono in branchi di tre-quattro esemplari e rappresentano una minaccia perchè il lupo è un animale intelligente che gioca con la preda e mette in atto una strategia anzitutto per isolare la vittima dal resto del branco, poi la spinge in una zona impervia o nella gola di una montagna, un luogo in cui sia in trappola, e alla fine l’aggredisce uccidendola. Ho avuto un vitello che ha fatto questa fine, precipitando in un dirupo, ma anche le manzette, vacche di media taglia, sono nel mirino dei predatori". 
Cipriani conosce i segreti del lupo per una convivenza che ormai va avanti da decenni. E’ un pò come stare con il nemico per cercare di prevenirne le mosse: "Sono cresciuto in questi luoghi, li conosco palmo a palmo. Ho visto nel tempo le mutazioni nei comportamenti del lupo e so che oggi ce ne sono molti in giro, molti di più rispetto al passato. So di attacchi avvenuti a valle, in Casentino, e alle porte di Arezzo; lupi che assaltano cani di piccola taglia: è un fenomeno che purtroppo si ripeterà se non saranno presi provvedimenti". C’è una legge nazionale che tutela il predatore e tuttavia, allevatori, associazioni agricole e di categoria, comitati di cittadini che nascono per invocare misure a tutela delle comunità, sollecitano interventi da governo e Regione, sulla gestione dei predatori. 
"Sono anni che lanciamo l’allarme sollevando un problema oggettivo che nessuno ha mai voluto ascoltare e oggi ci ritroviamo in queste condizioni: allevatori che subiscono attacchi al gregge ogni mese, famiglia preoccupate l’incolumità dei figli che giocano davanti a casa e degli animali domestici, specie quelli di piccola taglia". 
Ieri mattina Cipriani ha trovato le impronte di un lupo sui sentieri coperti di neve all’interno della sua proprietà. Per difendersi ha investito risorse e tempo: "Ho installato diciotto chilometri di rete elettrosaldata anti-lupi, cioè con la parte superiore piegata verso l’alto per impedire ai predatori di arrampicarsi e scavalcare. D’estate, la stagione più a rischio per gli animali che stanno ai pascoli, li ripariamo in strutture dove sono al sicuro, ma tutto questo crea disagio alle mucche perché ne limita la libertà di movimento e anche alla mia famiglia perché dobbiamo togliere tempo ad altre attività del’azienda", spiega l’allevatore che oltre ai danni del lupo denuncia quelli del cinghiale: "Ho recintato tutto, altrimenti entrano ovunque". 
Ora le Chinine sono nelle stalle, protette dai cani da guardiania, ma il pericolo è sempre in agguato.

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Allerta lupi, l’allevatore denuncia "Greggi razziati e assalti ai vitelli"

La denuncia di Cipriani: "Costretto a vendere le pecore, ora ho perso quattro esemplari di Chianina". Per difendersi ha installato 18 chilometri di recinzione nei 700 ettari di terreni in Valtiberina: "Ma non basta"

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