Agorà, pathos e lacrime davanti al giudice

Lungo interrogatorio per Letizia Beoni che si è descritta come un soldato devoto alla causa. Corsetti: io soltanto un impiegato

di Sergio Rossi

Non si ferma l’iter giudiziario del caso Agorà. Dopo l’interrogatorio di garanzia di Daniele Mazzetti, dominus del gruppo, ieri è stata la volta degli altri due arrestati: Alessandro Corsetti, difeso dall’avvocato Roberto De Fraja; e Letizia Beoni, assistita dall’avvocato Roberto Alboni. Il primo a presentarsi davanti al giudice Fabio Lombardo è stato Corsetti, in aula anche il procuratore Roberto Rossi, rappresentante dell’accusa. Chiara la liena difensiva di Corsetti: io sono un mero esecutore, mi arrivava un F24 e io lo pagavo senza chiedermi da dove arrivassero i soldi. Insomma, nessuna ammissione di responsabilità se non quella del lavoro di un semplice impiegato chiamato a svolgere un determinato compito, ma ignaro rispetto alle mosse e alle decisioni di Mazzetti. Non è stato un interrogatorio fiume, circa un’ora e mezzo prima del congedo.

Ricca di pathos la seconda parte della mattinata a palazzo di giustizia. Di scena Letizia Beoni che ha risposto per quasi due ore e mezzo alle domande del Gip in un’interrogatorio lungo e faticoso che ha visto la donna sciogliersi più volte in lacrime durante la ricostruzione di ciò che accadeva nelle sedi amministrative del gruppo.

Beoni ha chiarito che sì, sapeva delle tante cose che non funzionavano, dei problemi dettati a suo giudizio non dalla volontà di commettere reati ma dalla faciloneria con cui gli affari venivano sbrigati. Si è descritta al giudice come un soldato assorbita per venti ore al giorno in una sorta di battaglia quotidiana con pagamenti e conti, consapevole delle disfunzioni ma devota alla causa della cooperativa. Ha detto che Mazzetti considerava Agorà (poi diventata Reses) come un figlio, ancor di più dopo la morte della moglie avvenuta nel 2017. E

’ stato proprio da allora, ha spiegato Letizia Beoni, che lei ha assunto un ruolo esecutivo, anche se era sempre Mazzetti che faceva e disfaceva, che stabiliva le linee guida e prendeva ogni decisione. Beoni ha specificato peraltro che la massa dell’evasione fiscale è precedente al 2017 e che negli ultimi tempi le cose si stavano rimettendo in sesto. Oltretutto Reses è una società dotata, ha ricordato, di un patrimonio importante, sia per gli immobili (come in Valdichiana Podere Modello e Villa Mimose) che per la gestione di Rsa importanti.

Adesso, nei prossimi giorni, sarà il turno dei dieci indagati.