Affreschi invisibili: la riapertura slitta ancora, poi il via a gruppi di dieci

Partenza forse dal 17. Lunedì i test decisivi. Misurazione della temperatura e percorsi separati. Oggi riparte l’Archeologico ma con tre «finestre» al giorno per il pubblico

Gli affreschi di Piero

Gli affreschi di Piero

Arezzo, 10 luglio 2020 - Ditegli che non ci aspetti. E’ lì, chiuso da quatto mesi nel tempio dell’arte aretina, nel cuore di quella Cappella Bacci che da sola racchiude gran parte del patrimonio artistico aretino. Dovevamo rivederci oggi, l’appuntamento slitta. «Stiamo definendo le ultime misure di sicurezza: la riapertura di un sito del genere va fatta con la massima cura» risponde da Firenze Stefano Casciu, il direttore del polo museale, il vertice intorno al quale oscillano cinquanta siti di tutta la Toscana.

Il digiuno continua: pesante, come sbarrare il Colosseo a Roma o San Marco a Venezia. «Lunedì avremo un incontro credo decisivo: e a quel punto saremo pronti». Prospettiva? «Contiamo di riaprire nel prossimo weekend, dal 17». E’ un venerdì 17, di quelli che un anno come questo forse eviterebbe volentieri: ma bando alla superstizione, di Piero Arezzo ha bisogno. E un Piero per pochi.

«Dai primi calcoli – ci conferma Rossella Sileno, che dirige Cappella Bacci – avevamo calcolato una riapertura per 12 turisti alla volta. Forse ci limiteremo a dieci». Dieci, come nella Cappella degli Scrovegni a Padova o in altre realtà prestigiose. «Ma contiamo di poter riallargare i numeri in tempi brevi» assicurano sia Casciu che Sileno. «Questa prima apertura serve a testare bene gli spostamenti».

I punti che preoccupano di più sono quelli più stretti, quindi all’ingresso e quindi all’uscita della Cappella. Certo,la Basilica è grande. E da qui era venuta l’idea di puntare su due gruppi, uno Cappella e uno navata. «Ma dobbiamo evitare – spiega Casciu – si creino difficoltà nella gestione contemporanea di due gruppi diversi». Sul resto ci saranno misure stringenti.

Ovviamente gel e igienizzanti nei punti strategici. E misurazione della febbre all’ingresso, come in ogni altro museo aretino, sia pur non con il termo scanner. E percorsi segnati esattamente a terra, con divisione della scalinata per chi entra e chi esce, essendo l’unico varco utile quello di via San Francesco: la piazza è riservata ai fedeli. Determinanti, sempre più determinanti le prenotazioni.

«Se confermeremo la riapertura di venerdì credo saranno riattivate fin dall’inizio della settimana» chiude Rossella Sileno. Con Cappella Bacci slittano anche Casa Vasari e il Museo Medievale. E così da oggi l’unico sito espositivo a oliare gli ingranaggi e a riaprire sarà l’Archeologico, diretto da Maria Gatto. Ma anche qui prudenza infinita. Non ci sono orari veri e propri, ci sono tre «finestre» nelle quali potersi presentare per accedere alle sale.

Sono quelle delle 14.30, delle 16 e delle 17.30. Lì dove il Covid si incrocia alla carenza di personale. Ogni volta al massimo dieci visitatori in contemporanea. Un’esperienza di nicchia, possibile però tutti i giorni con l’eccezione del 16 e 30 agosto e del 27 settembre. Distanza di sicurezza stavolta fissata ad un metro e mezzo. In compenso c’è una novità: l’«ArcheoArezzo App».

Uno strumento digitale finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio e che ti fa da guida: e da cinema, davanti a 20 reperti chiave ascolteremo i racconti di Ercole, della Sfinge, degli eroi antichi. Fuori una nuova segnaletica lungo la recinzione e indicazioni più chiare e scenografiche all’interno. Tutto per trasformare la visita in una scoperta, per ritrovare il gusto dopo quattro mesi di immergersi in un museo.

Il Covid ci aveva tolto anche questo, ora proviamo a riprendercelo. A piccoli passi, sotto 37,5 di febbre e a gruppetti di dieci. Discorso diverso per l’Anfiteatro: grazie all’estate aretina lo potranno calcare insieme fino a mille persone, ma solo nelle serate di spettacolo. Con lo sguardo incerto se puntare il palcoscenico o i tesori perduti per mesi.