Addio a padre Ugolino, microfono della fede e dei vip innamorato di Arezzo

Dalla sua Montalone a La Verna, da Saione a Cortona: si è spento il "giornalista con il saio". "Mi piacerebbe essere ricordato da un vostro articolo" ci aveva detto da Fiesole

Padre Ugolino Vagnuzzi

Padre Ugolino Vagnuzzi

Arezzo, 14 agosto 2018 - Aveva due grandi orecchie intorno al volto, sorta di antenne puntate verso il cielo, come se la natura avesse voluto anticipare già nei lineamenti la sua doppia vocazione. Quella di un uomo di fede innamorato della sua scelta religiosa. Quella di un giornalista innamorato della comunicazione.

Curioso come un giornalista, divertente e profondo come un francescano. Padre Ugolino Vagnuzzi si è portato via in un colpo solo i suoi due volti, che del resto in lui convivevano perfettamente.

«Mi piacerebbe essere ricordato con un vostro articolo» ci aveva detto qualche anno fa, appoggiando il telefono ad una delle sue grandi orecchie, dal convento di Fiesole dove ha vissuto i suoi ultimi anni. Era morto padre Alfonso Bucarelli, che con lui era stato a Saione e con il quale condivideva la passione della Verna. E dalle colline sopra Firenze si era emozionato e divertito (un altro dei suoi binomi) a rivivere attraverso il confratello quegli anni.

Anni che lo avevano portato ad Arezzo con i suoi due sai, quello francescano e quello giornalistico. Per anni a Saione, per anni a Cortona. E insieme un occhio attento a scovare personaggi, storie, volti dei quali mostrare un altro volto.

Ne aveva tratto anche dei libri, tutti pubblicati dall’editore Calosci. Compreso «Volti in Arezzo», sulla cui copertina spiccava, tipo san Francesco, sullo sfondo dei tetti della città.

Si preparava le domande a penna, nella sua cella: e poi ne seguiva la traccia, variandola di volta in volta. Lo aveva fatto anche con Adriano Celentano su Radio Monte Carlo, quel Celentano che aveva sposato  alle 3 di notte: e ricordando quella notte in un duetto micidiale, con il molleggiato a tirarlo per il saio e lui a raccontarlo in tutti i suoi risvolti, come pochi nel tempo sono riusciti a fare.

Nato a Montalone di Pieve Santo Stefano (dove sarà riportato dopo i funerali) 94 anni fa, inchiodava la sua vita all’11 agosto del 1939, il giorno in cui era diventato frate alla Verna

«Padre Flaminio Vannuccini – raccontava su Toscana Oggi  – incaricato dal Padre Provinciale di accogliere all’Ordine i nuovi Novizi fece scivolare sul mio esile corpo, allora avevo 16 anni, il saio Francescano e mi cinse con la corda da 3 nodi, per ricordarmi i 3 voti: obbedienza, povertà e castità. Che emozione in quel momento! Un brivido di gioia che la mia penna non saprà mai descrivere. Me lo ricorderò per tutta la vita, sempre! Il mio nome di battesimo è Ugo, ma il celebrante, posando la mano sulla mia spalla sentenziò: “Ugo da oggi ti chiamerai Frate Ugolino”. Questo per indicare un completo cambiamento di vita. La mamma appena mi vide con l’abito da Frate, rompendo il misticismo della liturgia, mi disse: “Frate Ugolino quanto sei bello con l’abito Francescano” e mi abbracciò».

Per tutta la vita si sarebbe mosso tra il monte e la città, tra la cella e i vip ai quali dava del tu in tutta Italia, confessandoli e intervistandoli ma sempre attento a dividere i due campi.

Il microfono puntato su Teletruria, la penna per raccontare (qui collaborò da Toscana Oggi al Corriere di Arezzo)

«Tu hai fatto della penna, del microfono e della telecamera gli strumenti di un vivace e accattivante apostolato che ti ha permesso di raggiungere, catechizzare e acculturare persone che il sacerdote difficilmente avrebbe potuto avvicinare» lo aveva ringraziato padre Flavio Roberto Carraro.

Vescovo ma soprattutto francescano, proprio come lui. La sua morte, 70 anni da prete e quasi 80 da frate, coincide con l’addio dei francescani a Saione. La sua cella, una delle sue tante celle, si spegne per sempre. 

Ma con lui fuori, dove si rifugiava spesso, a puntare il cielo: come ha fatto per tutta la vita, con il microfono e un po’ anche con le sue grandi orecchie.