"Accuse surreali: Ghinelli va assolto". Abuso d’ufficio, la difesa del sindaco

Quasi tre ore di replica per smontare le tesi dell’accusa: l’avvocato Luca Fanfani si prende la scena "Il primo cittadino in buona fede sulla nomina di Macrì. La sospensione atto grave: serve prudenza"

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Arezzo, 22 gennaio 2023 - Alle tre ore di requisitoria del PM Roberto Rossi di venerdì, la difesa del primo cittadino di Arezzo ha replicato con altrettante ore sabato nel primo pomeriggio con l’avvocato Luca Fanfani, che è succeduto ai colleghi Gaetano Viciconte per Francesco Macrì, Stefano Del Corto e Tommaso Ceccarini per il commercialista Marco Cocci e Antonio D’Avirro per il collega fiorentino Pier Ettore Olivetti Rason.

Nelle fasi finali del processo Coingas-Multiservizi, il legale del sindaco ha preso la parola poco dopo le 14.00 per terminare poco prima delle 17.00 con il tribunale di Arezzo che ha fatto gli straordinari rispetto all’orario ridotto del sabato. Una dissertazione giuridica in punta di fioretto con uno stile garbato, mai eccessivo o sopra le righe, sempre rispettoso e pacato, Fanfani è partito dal favoreggiamento personale, capo in cui il PM ha richiesto l’assoluzione, citando la prudenza del padre, l’avvocato Giuseppe Fanfani, che gli ha insegnato come non sempre l’assoluzione richiesta dall’accusa corrisponda poi alla decisione del giudice. E su questo punto, ha chiarito come Ghinelli sulle consulenze avesse manifestato "perplessità in punta di congruità".

Entrando nel dettaglio, Fanfani ha spiegato come "In relazione al favoreggiamento personale, c’è solo un chiacchiericcio telefonico. Non dimentichiamoci che il sindaco aveva di fronte la prospettiva della mancata approvazione del bilancio, un danno per i cittadini di oltre 1 milione e 200 mila euro".

Su questo capo di imputazione e sugli altri due, favoreggiamento reale e abuso di ufficio, la difesa ha chiesto l’assoluzione con formula ritenuta di giustizia. E veniamo all’abuso di ufficio, che Fanfani non ha esitato a definire surreale, sottolineando come a breve questo reato penale diventerà un illecito amministrativo e soffermandosi soprattutto sulle conseguenze della legge Severino, che a seguito di condanna prevede la sospensione del primo cittadino.

"Gli effetti non sarebbero solo sul ruolo istituzionale – ha sostenuto il legale aretino – ma saremmo infatti di fronte ad una mortificazione del voto popolare".

Con la solita pacatezza, su questo fronte, Fanfani si è rivolto al giudice dicendo di poter contare su una valutazione massimamente prudente. Fanfani ha anche aggiunto che "il sindaco ha concorso senz’altro alla nomina di Macrì, così come hanno fatto altri soggetti in assoluta buona fede, conoscendo anche la norma meglio di Ghinelli, supportato comunque da pareri legali di professionisti, la cui buona fede non è stata messa in discussione da nessuno, tanto meno dalla Procura".

In aula ha fatto riferimento ai 36 sindaci della provincia aretina "Sono tutti malandrini?" ha chiesto retoricamente, senza mai lasciarsi tentare da vocaboli che avrebbero stonato nella sua retorica. Proprio sulla contestazione dell’abuso d’ufficio, si sarebbe aspettato una richiesta di assoluzione, richiesta arrivata invece per il favoreggiamento personale.

"A monte, le altre due contestazioni le ritenevo meritevoli di un esercizio dell’azione penale, certo poi l’istruttoria ha rovesciato il quadro". Infine la vicenda Multiutility, con intercettazioni dai toni sopra le righe, ma prive di condotte illecite, per citare la difesa.

"Qui c’è stato un mero interessamento per capire se Forza Italia o Amendola fossero in grado di dare una mano a Bardelli" ha commentato dentro alla Vela, in un’aula sempre più buia e silente, ma attenta e rispettosa.

Prossima udienza il 3 febbraio, il giorno dopo è attesa la sentenza.