Arezzo, 12 febbraio 2014 - Gli ha dato amore, sia pur a pagamento, ma anche morte? E' stata lei a calare quei fendenti che dal primo giorno hanno fatto parlare di un delitto selvaggio? E' la novita del giorno, quella che muove di nuovo le acque in un delitto che sembra ancora incomprensibile, almeno sul piano del movente. La prostituta vede aggravarsi la sua posizione.

Siamo lontani dalle certezze. Ma fonti autorevoli quanto riservate indicano che tra le pieghe di questa inchiesta condotta con determinazione dalla gendarmerie senegalese la donna ha la posizione debole di chi si ritrova accusata di omicidio e di esserne anche l'autrice materiale.

Ucciso con una serie di coltellate. E' morto così Gaetano Uva, 71 anni, originario di Monte San Savino, ammazzato nell'Hotel Hong Kong di Dakar, nel Senegal. E per cui sono scattate le prime misure.

Era stato un giornale on line senegalese a lanciare la notizia di quattro arresti. Si tratta di Setal.Net, definito nella testata come "nuovo giornale in lingua senegalese". Poi la conferma ufficiale della Farnesina sull'effettiva svolta alle indagini.

Gli arrestati sono una prostituta e tre addetti dell'albergo, che è nel quartiere Yoff, a circa 14 chilometri dal centro della capitale, una zona di quasi cinquantamila abitanti nella zona nord-ovest.. Posizioni diverse le loro: su uno dei quattro pesano i peggiori sospetti, compreso quello di essere stato l'autore materiale del delitto, e gli indizi più pesanti sembrerebbero addensarsi a questo punto non sul portiere d'albergo, come pareva in un primo momento, ma sulla prostituta. Anche se ancora l'inchiesta è tutt'altro che chiusa, anzi.  Gaetano Uva avrebbe passato la sua prima notte in albergo con una prostituta locale.

In carcere sono finite quattro persone. Oltre alla prostituta, che si chiama Ngone Diokhané e che probabilmente Uva cercava spesso quando arrivava in Senegal,  il receptionist, quindi il portiere, tale Ambroise Assine. E quindi anche una cameriera, addetta in particolare alla pulizia delle camere,  e che si chiama Salimata Bodiane, e un altro impiegato, Mamadou Sow. Ma ora si tratta di capire fino a che punto la pista, che in questo caso sarebbe quella della rapina, regga, considerando che nella stanza secondo le indicazioni arrivate in Italia sarebbero stati ritrovati tutti i suoi soldi.

A tradire gli eventuali autori sarebbe stato il telefono cellulare che la prostituta avrebbe portato via in seconda battuta dalla camera insieme a 500 euro: la tracciabilità del segnale ha portato la gendarmeria sulle loro tracce. L'impressione è che la prostituta abbia inserito nel telefono di Uva la sua scheda: gli inquirenti hanno chiesto i tabulati alle società telefoniche ricostruendo così il percorso.

Era stato ucciso tra il 28 gennaio, la data del suo arrivo in Senegal, e il 29, quando vista la sua assenza il cameriere è entrato nella camera con la doppia chiave. Finora la tesi prevalente era quella della resa dei conti. Anche se non l'unica. Restava in piedi anche l'ipotesi di un agguato per una vicenda personale. Una ragazza? Era una delle possibili piste. E la gendarmeria era al lavoro anche sul mondo della prostituzione, anche se Uva non aveva in proposito neanche una condanna ma solo un-accusa e tra l'altro per favoreggiamento e non per sfruttamento.

Tutto archiviato nel cassetto delle risposte perdute? Calma. Perché il movente sembra ancora fragile, forse solo perché la gendarmeria non ha ancora dettagliato l'operazione o forse perché restano effettivamente delle zone d'ombra.

Nato a Monte san Savino, Gaetano Uva vi era tornato a vivere una decina di anni fa dopo un lungo soggiorno in Canada dove aveva lavorato come taxista e dove si era sposato e aveva una figlia. La figlia risiedeva ultimamente in Germania, e qui è stata avverita avvertiteadall'ambasciata italiana di quanto era successo. Ora è a Monte San Savino per organizzare il ritorno in Italia del corpo del babbo.

Che mancava da qualche settimana. Era partito stavolta in macchina, facendo buona parte del viaggio sulla sua auto, a parte il traghetto verso il Marocco. Sarebbe ritornato per certo al processo, del quale aveva chiesto le date. Quello legato ad un blitz alla Colonna del Grillo: nei suoi confronti l'accusa era stata di essere il "tassista" delle lucciole dalle stazioni del Valdarno.

Il paese è ancora sbigottito per l'accaduto. E lo aspetta per un ultimo saluto. E più di loro lo aspetta la figlia Alexandra, quella che si sta spendendo per affrontare i momenti delicatissimi di questa vicenda. Ma i tempi di rientro in Italia della salma sembrano ancora piuttosto lunghi, appesi alle scelte della Gendarmeria che si sta occupando delle indagini.