Arezzo, 15 novembre 2013 - Potrebbe ottenere gli arresti domiciliari, unico inghippo essere senza fissa dimora. E’ quanto sta per accadere a Marco Antonio Segatori, meglio conosciuto in città come il mimo del Corso. Il tribunale di sorveglianza gli ha dato un po’ di tempo per dicidere dove trascorrere due mesi di domiciliari che scatteranno il 17 dicembre. Peccato che il clown clochard non sappia dove andare. «I fatti risalgono ad anni fa - spiega - si tratta di due processi diversi. A Firenze ero andato dalla Polizia per segnalare due marocchini che stavano importunando delle ragazze, ero un’ brillo perciò mi è stato risposto di farmi gli affari miei, mi hanno dato uno schiaffo e mi sono beccato resistenza a pubblico ufficiale L’altro episodio riguarda una lite con un vigile urbano a Bolzano, dormivo fuori col sacco a pelo e sono stato svegliato con un calcio, quando ho riufiutato di mostrare i documenti sono stato accusato sempre di resistenza. Niente di grave non sono un criminale ma i due mesi di pena sono diventati definitivi. Mi spetterebbero i domiciliari o lavori socialmente utili ma il guaioè che non so dove andare".

Marco infatti che è nato in Germania da mamma tedesca e padre italiano, dopo essersene andato da Subiaco ha girato un po’ l’Europa e ormai da qualche anno è ad Arezzo dove è conosciuto come il clown del corso. «Ultimamente non mi trucco da mimo - dice - faccio solo colletta che mi serve per pagare quando riesco un bed and brakfast altrimenti mi arrangio col sacco a pelo. Vorrei trovare una sistemazione e un lavoro, so fare di tutto, oltre all’italiano parlo perfettamente il tedesco e me la cavo anche con l’olandese e l’inglese ho fatto il manovale, l’imbianchino, perfino il becchino, mi adatto. Non mi definisco un barbone e non vorrei lanciare un messaggio strappalacrime. Ho anche il mio profilo Facebok, ho smesso di fare il clown per strada ma se trovassi un lavoro ritornerei a farlo magari in ospedale da volontario». Gentile con tutti i pasanti Marco è conosciuto da tutti in centro. Ormai da anni senza un lavoro, adesso è alla ricerca di uno stallo che gli impedisca di finire in carcere.

Storia diversa e allo stesso tempo simile quella di Riccardo che per oltre un anno ha vissuto sulla soglia dell’Informagiovani di piazza Sant’Agostino insieme al cane Rudy. Qualche settimana fa una socità sportiva voleva adottare ilsenzatetto, ma il Comune aveva detto no. Per l’amministrazione infatti la struttura non aveva i giusti requisiti. Adesso qualcosa è cambiato. Grazie alla generosità di un privato a Riccardo è stata donata una roulotte che gli ha permesso di avere dalle ultime notti un tetto sopra la testa al campo nomadi di Arezzo. «Si tratta di una sistemazione provvisoria ma che riteniamo più idonea del container che era stato offerto dalla socità sportiva - spiega l’assessore Caremani - il Comune non si è fatto carico di questa persona, non potrebbe essendo residente in una città diversa, ha solo messo in contatto due privati che si erano offerti di aiutarlo. Abbiamo parlato conl’Union Team Chimera, per cercare di capire se l’offerta dilavoro promessa era sempre valida. E’ così e cercheremo di fargli iniziare qualche ora di lavoro lì».

«Ci stiamo attivando per un piano freddo di aiuto ai senzatetto», dice ancora l’assessore Caremani in previsione della stagione invernale. E intanto le associazioni per la protezione degli animali si rivolgono al Comune per un intervento a favore dei senzatetto con cani al seguito. «L’inverno è alle porte e come ogni anno si ripresenta nella nostra città il problema di offrire ai senza tetto, in particolare a quelli con il cane, un degno e caldo riparo dalle intemperie -dicono Lav, Enpa, Wwf e Leal - Attualmente ad Arezzo tale servizio viene garantito solo a chi non possiede un animale, per questo le associazioni chiedono nuovamente al Sindaco e al Comune un intervento che possa aiutare tutti coloro che ne necessitano senza discriminare chi ha un animale al suo fianco. Le associazioni animaliste e ambientaliste si dicono consapevoli delle difficoltà ma la sinergia di forze pubbliche e volontarie potrebbe arginare il problema».

Angela Baldi