Arezzo, 23 luglio 2013 - “Per una Toscana senza Mafie”, è uscito da pochi giorni il nuovo rapporto della Fondazione Antonino Caponnetto (che anche ad Arezzo, in collaborazione con Arci e Libera, ogni anno porta avanti dei percorsi di formazione e informazione nelle scuole del territorio), che presenta lo stato dell’infiltrazione mafiosa nelle province Toscane. Un rapporto che ogni anno offre un’analisi precisa e puntuale della presenza della criminalità organizzata nella nostra regione, considerata tradizionalmente immune ai fenomeni mafiosi. Considerazione sbagliata, sia a livello toscano, che al livello a noi più vicino, quello che riguarda il territorio aretino. Nel rapporto, infatti, si leggono alcuni numeri estrapolati dai documenti della DIA, in riferimento al primo semestre del 2012. E questi numeri parlano molto chiaramente: in una provincia come la nostra, la mafia conta ben 31 gruppi criminali mafiosi attivi, suddivisi in 15 clan affiliati alla Camorra, uno a Cosa Nostra, 14 appartenenti alle ‘Ndrine calabresi e, per ultimo, un clan pugliese.

Sono stati 7 i beni confiscati sempre nello stesso periodo del 2012 e addirittura 39 le operazioni delle forze dell’ordine dedicate al ridimensionamento del fenomeno mafioso nell'aretino. La Toscana e la nostra provincia, terre che storicamente non hanno mai dato origine a forme mafiose, non sono immuni a queste forme di criminalità.