Arezzo, 22 giugno 2013 - CONDANNATI a pagare. Non fa sconti sui debiti extrabilancio la Corte dei Conti che ha appunto emesso una sentenza di condanna nei confronti del sindaco Giuseppe Fanfani, dell’assessore Franco Dringoli, dell’ex segretario generale Michele Bello e dei dirigenti Enzo Bianchi e Valter Tirinnanzi.

Per tutti stessa somma: 9237 euro a testa per risarcire l’erario. Condannati al pagamento di una cifra molto inferiore, 942 euro a testa, anche i consiglieri comunali che approvarono in aula, il 26 luglio 2007, il pagamento dei debiti: Angiolo Agnolucci, Edi Bacci, Roberto Barone, Marco Bianchi, Mario Bruni, Giuseppe Caroti, Giorgio Del Pace, Ulisse Domini, Stefano Gasperini, Marco Manneschi, Marco Paolucci, Giovanni Pelini, Luigi Polli, Luciano Ralli, Carlo Umberto Salvicchi, Luigi Triggiano, Marco Tulli, Andrea Cutini, Marco Donati, Pasquale Macrì e Pilade Nofri.


LA VICENDA nasce dalla sistemazione dell’area attrezzata per il transito dei Rom e dei Sinti, appalto affidato a alla ditta Edilsantini per un importo di 128 mila euro. Siamo al 9 giugno 1998 (sindaco Paolo Ricci) quando la giunta approva la delibera che prevede una spesa di circa 190 mila euro, che si riducono a 129 mila per efeftto del ribasso d’asta. I lavori partono in luglio ma in novembre interviene una perizia suppletiva che stabilisce ulteriori spese per 38 mila euro. In corso di esecuzione vengono emessi quattro certificati di pagamento, l’ultimo il 24 dicembre 1999, per complessivi 165594 euro.

Nel 2006, primo settembre, l’azienda chiede il pagamento di ulteriori 66 mila euro più Iva, interessi e danni, per le maggiori opere realizzate nell’allestimento. Produce la documentazione e il direttore del servizio strade e stabili, Bianchi. dopo averne presa visione, vi applica lo stesso ribasso d’asta e lima la somma a 60 mila euro. Con l’aggiunta di altri costi, si arriva a 66 mila.

Secondo la procura della corte dei conti, la ditta non aveva più diritto al pagamento per avvenuta decadenza, non avendo iscritto la riserva. Da qui, per la procura, la responsabilità dei consiglieri che approvano il debito fuori bilancio, fra essi pure Fanfani, di cui è chiesta la condanna in qualità di consigliere ma per una cifra superiore avendo, come sindaco, maggiori responsabilità. La Corte, presidente Pezzella, ha accolto le conclusioni della Procura e ha emesso il verdetto di condanna- E’ stato l’avvocato Stefano Pasquini a difendere Fanfani, Dringoli, Bianchi mentre i consiglieri comunali erano assistiti dall’avvocato Michele Morelli.

I DIFENSORI annunciano la presentazione dell’appello che sospende, ex lege, l’esecutività della sentenza. Netta la ripulsa del verdetto. Dice l’assessore Franco Dringoli: «Non vedo responsabilità politiche, qui siamo in presenza di un parere tecnico che l’allora segretario generale portò in consiglio comunale. In sostanza ci è stato detto: abbiamo un debito da pagare e bisogna per forza farlo. Ditemi voi quale libertà di manovra potevamo avere». Quanto ai consiglieri comunali, commenta Pasquini: «L’iscrizione a riserva, che avrebbe comportato la decadenza del debito, è questione altamente specialistica. Cosa ne potrà sapere mai un consigliere comunale? Quanto al sindaco, non aveva mai messo mano alla pratica e votò appunto come un semplice consigliere. Se fosse stato assente dall’aula, non sarebbe stato giudicato».