Arezzo, 15 febbraio 2013 - Alle 6 gira sui cardini il portone della Cattedrale, che ieri tre operai con una scala di diversi metri hanno addobbato intorno agli archi. Dalle 6 Arezzo comincia a riversarsi in Duomo. E a mezzanotte la folla è ancora lì. Straripante.Durante la messa delle 21, celebrata da monsignor Franco Agostinelli, pienone, con la coda delle benedizioni ancora fino al portone laterale del Duomo.

Poi avanti, fino alla Messa finale, celebrata dal parroco della Cattedrale don Alvaro Bardelli. Ben oltre cinquantamila i fedeli saliti in Duomo in una giornata che verrà ricordata a lungo. E nella quale si sono intrecciati il riferimento evidente del cardimal Betori alla situazione che la chiesa sta vivendo dopo l'addio del Papa e la scossa data dall'Arcivescovo Fontana durante la sua omelia.

Ma certo i numeri ne fanno quasi un unicum almeno inToscana: tanto da essere l'unico patrono che richiama la stragrande maggioranza dei Vescovi della regione. E il Cardinale.

GIuseppe Betori, tra l'altro compagno di scuola del vescovo aretino Fontana, celebra il Pontificale delle 10.30. Lui, con la valigia già pronta per il Conclave: e che figura su tutti i giornali come un possibile papabile. Oggi è ad Arezzo.

E regala un passaggio brevissimo quanto intenso che collega la giornata del Conforto al momento che sta vivendo la chiesa italiana, nei giorni dei due Papi. "Nella sofferenza di Cristo si rivela la consolazione di Dio e seguire lui significa vivere anche noi questa esperienza" spiega appeso alla lettera di San Paolo ai Corinti.

"Un’esperienza che supera ogni confine personale e si fa fondamento di comunione e di solidarietà. Dal conforto che Maria ci dona nasce una forza comunitaria, quella che i primi discepoli sperimentarono nei giorni di trepidazione che seguirono l’ascensione del Signore; ne abbiamo bisogno anche oggi in giorni nuovi e complessi per la Chiesa, che sa però di avere sempre la guida del suo Signore e la dolce protezione della Madre".

In serata l'Arcivescovo Fontana riprende il filo di una riflessione e si rivolge in prima battuta alla chiesa aretina, la sua chiesa. "Costruiamo insieme la chiesa dell'accoglienza, una chiesa più vicina alla gente, innovando alcuni ruoli che la sociologia del passato ha attribuito al clero e ai fedeli che gli erano accanto". Poi nella cappella della Madonna del Conforto ha letto la preghiera composta da Papa Benedetto XVI per l'evento del 13 maggio.

Ma a spiccare nel messaggio alla chiesa è la perentoria apertura a separati e divorziati. "Occorrerà avviare un costruttivo dialogo con i molti ai quali si è dissolto, con il matrimonio, anche la propria storia d’amore. La Chiesa vuole accogliere, non giudicare, non segnare a dito: ricostruire, dove si può, puntare comunque ad includere le persone e le famiglie, almeno per quel tanto che le varie sensibilità e il Vangelo consentono".

Dunque non può promettere le aperture che il mondo dei separati e dei divorziati aspetta, come l'accesso alla comunione, ma invita la chiesa a non chiudere le portem, anzi a dimostrarsi accogliente, superando la fase del giudizio e del dito puntato. E lo fa durante l'omelia della Madonna del Conforto, nell'arco dell'anno il momento clou nel rapporto tra il Vescovo e la Diocesi. "Aretini - insiste passando il dito tra i banchi - c'è qualcuno di voi che non conosca neanche una persona che vive situazioni di questo tipo?".

E comunque tutta l'omelia è un invito al rinnovamento, che fa a se stesso e alla chiesa. L'apertura ai poveri, l'apertura al concilio vaticano II, la centralità della Parola prima ancora che alla devozione. Insomma, temi forti e che forse nascono anche sull'effetto della rottura di schemi imposta dalla scelta con pochissimi precedenti di Papa Benedetto XVI.

E intorno a lui ritorni ormai attesi: Franco Agostinelli, fresco Vescovo di Prato, che celebra la Messa delle 21, Italo Castellani, cortonese e Vescovo di Lucca, Rodolfo Cetoloni, titolare di Montepulciano. E Gualtiero Bassetti, metropolita dell'Umbria, che concelebra la Messa delle 10.30: stretto dagli impegni ma arriva, anche se poi è costretto a risalire in auto per tornare subito a Perugia.

In prima fila ressa di autorità: dal sindaco Fanfani a molti sindaci della Provincia, dal Questore al Comandante dei carabinieri al Prefetto Saverio Ordine al comandante della Guardia di Finanza al presidente della Camera di Commercio Giovanni Tricca.

L'altare ieri ha cominciato a rivestirsi di fiori, anche se la crisi colpisce i petali e il colpo d'occhio è diverso, diversissimo dagli anni del boom. Se non altro perché tante aziende non ci sono più e quindi di fiori sotto l'immagine di terracotta non ne possono mandare più. Ma da dieci giorni il Duomo è comunque meta di migliaia di fedeli, per una Novena di grande partecipazione.

Una festa tra due Papi. E' inutile nascondere che l'evento di lunedì sta lasciando un'impronta profonda sulla festa. Non solo le preghiere continue per il Papa, non solo il continuo riferimento alla visita di Benedetto XVI del 13 maggio: ma anche la palpabile sensazione di smarrimento che comunque si avverte. E che diventa a tratti un cemento a pronta presa, e che forse oggi contribuirà ulteriormente ad affollare la salita del Duomo.

Via Cesalpino da una parte, le scale mobili dall'altra. Scale che non perdono l'occasione di mostrarsi in parte rotte, come sempre. In fondo il  parcheggio che per l'occasione torna ad affollarsi anche se è a pagamento. E anche se la sosta selvaggia resta nel dna degli aretini. In via Ricasoli senso unico dal cimitero verso il Duomo, con il lato destro di viale Buozzi riservato a parcheggio.

Appuntamenti forti il Pontificale, dicevamo, la Benedizione dei bambini dalle 14 in poi, la Messa Stazionale delle 18 presieduta dall'Arcivescovo Riccardo Fontana, la Messa delle 21 celebrata da Franco Agostinelli e quella delle 23, di chiusura, celebrata come sempre dal parroco della Cattedrale don Alvaro Bardelli.

In piazza i tradizionali banchi di brigidini, mele di pippo e quant'altro, il volto commerciale di questo appuntamento per il resto rigorosamente religioso. Ma la cui affluenza va anche ben al di là della fede: i numeri sono lontani, lontanissimi dal resto dell'anno. Segno che qui si intrecciano legami profondi, radici che passano attraverso la cultura e che ricuciono una generazione all'altra.

Cento volontari lavoreranno per 18 ore intorno al Duomo, trenta confessionali aperti a tempo pieno. Più i cori, che in questa occasione affluiscono da tutta la città per accompagnare i riti di una giornata speciale