Arezzo, 16 giugno 2010 - Prosecuzione della cassa integrazione, nuovo piano industriale, ricapitalizzazione dell’azienda e, in prospettiva, se la situazione non migliorerà, tagli al personale. "Il quadro generale che ci è stato illustrato è estremamente preoccupante — commentano i rappresentanti dei lavoratori della UnoAerre, all’uscita dal meeting con i vertici della società — Non siamo di fronte soltanto alle difficoltà del settore, ma ad un aggravamento delle condizioni della UnoAerre". Colpisce duro, la crisi. Colpisce anche la UnoAerre, la «mamma» di tutte le aziende orafe, come è stata considerata per decenni dagli operai e da tanti piccoli imprenditori, che usciti dalla fabbrica si sono messi in proprio, dando vita al distretto aretino, composto da una miriade di piccole e medie imprese.

 

L’azienda preannuncia una svolta, destinata a far ricadere i suoi effetti sull’occupazione, sugli assetti interni e costringerà, a quanto è dato sapere, anche a mettere in campo importanti operazioni finanziarie per riequilibrare la gestione. Volti scuri, quelli che sono usciti dall’incontro, a cui hanno partecipato i rappresentanti sindacali e l’amministratore delegato della UnoAerre, Gianluigi Zucchi, accompagnato dallo staff aziendale. Le cose non vanno nel migliore dei modi nello stabilimento di San Zeno, colpa del vento che tira nel settore orafo e delle mille difficoltà che si frappongono al rilancio di un mercato, che attraversa fasi di sofferenza, mai sperimentate prima.

 

I piani industriali messi in atto dal 2005 non hanno dato i frutti sperati, ha annunciato Gianluca Zucchi, giovane manager alla guida del gruppo. La speranza di riportare ai fasti del passato la UnoAerre è andata in fumo e la società è costretta a mettere in agenda una rivoluzione, in grado migliorare la gestione e mettere fine ad un lungo iter di perdite. Negli ultimi due anni, i bilanci si sono chiusi con un passivo di 25 milioni di euro e solo nell’ultimo esercizio ne sono stati contabilizzati almeno 14.

 

Se si va a ritroso nel tempo, il debito accumulato raddoppia. La proprietà ha preannunciato un nuovo piano industriale, che dovrà prendere atto di quanto sta accadendo in un settore, che deve fare i conti con una riduzione progressiva del metallo lavorato: provvedere a strategie di difesa, in queste condizioni, diventa indispensabile. Uno dei pericoli che il sindacato intravede è il mantenimento dei livelli di occupazione e degli attuali assetti produttivi, un problema, a quanto pare, emerso nel corso del confronto, ma non sostenuto da scelte e numeri precisi. Nel frattempo, proseguirà per altri quattro mesi la cassa integrazione (a zero ore) in deroga per i 39 dipendenti, rimasti fuori della produzione nei due stabilimenti di San Zeno e di via Fiorentina.
"I soci dell’azienda — affermano Rsu, Fiom, Fim e Uilm — sono stati chiamati a rifinanziare la società per il debito del precedente esercizio, la presentazione del nuovo piano industriale è subordinata a questa decisione. Non ci sono state date ancora assicurazioni sul fatto che la ricapitalizzazione sarà messa in atto — Inoltre non è nemmeno certo che l’eventuale assenso a questa strategia, possa tradursi in un piano industriale che mantenga gli attuali assetti produttivi e occupazionali".

 

"Il ricorso alla cassa integrazione, è una piccola boccata d’ossigena — proseguono i sindacati — ma è evidente che siamo di fronte ad una possibile svolta nella recente storia e difficile storia della UnoAerre. Ovviamente, chiediamo alla società di procedere a rimpinguare il capitale e invitiamo il sistema bancario ed istituzionale locale e regionale ad sostenere l’azienda in questo difficile momento". Gli attuali assetti proprietari della UnoAerre sono così definiti: Z4 della famiglia Zucchi detiene il 42,36 del capitale, Constanter della famiglia Zucchi detiene circa il 3%, Banca Intesa il 18,9%, Mediocredito circa l’1,3%, Mps il 19,5, Minutelli circa il 2,5%, Chini il 10,1%. L’azienda dà lavoro a 350 dipendenti, di cui 150 a San Zeno e il rimanente in via Fiorentina.