Arezzo 18 maggio 2010 - Rischia Eutelia, ma rischiano anche i protagonisti dell’inchiesta penale aperta sulla società telefonica di via Calamandrei da un paio di anni nella bufera, in primo luogo sei appartenenti alla famiglia Landi, gli azionisti di maggioranza. L’appuntamento per tutti è quello del 26 maggio (fra una settimana) dinanzi al collegio del tribunale civile. Se i giudici dicono sì alla richiesta di amministrazione controllata messa nero su bianco dal Pm Roberto Rossi, non solo l’azienda finisce nelle mani di uno o più commissari, ma gli accusati del procedimento giudiziario vedono automaticamente aggravarsi la loro posizione. I reati di appropriazione indebita e falso in bilancio fanno un salto di qualità e vengono rubricati come bancarotta fraudolenta. Per distrazione o altri capitoli previsti dal codice penale.

 

E’ una conseguenza per così dire inevitabile. Ai fini della legge penale, l’amministrazione controllata è equiparata in tutto e per tutto a un’insolvenza, a un fallimento per dirla in termini volgari ma forse più comprensibili per il grande pubblico. Di qui l’eventuale appesantimento delle accuse contestate dal Pm Rossi ad Angiolo Landi, il capostipite, già presidente di Eutelia, ai nipoti Raimondo, Samuele, ex amministratore delegato, e Isacco, ad Alessandro, figlio di Angiolo, e a Sauro, figlio di Raimondo. Con loro nel mirino della procura ci sono anche l’avvocato svizzero Pierfrancesco Campana, che sarebbe il regista dei trasferimenti di fondi oltre il confine di Chiasso, e una miriade di amministratori e dirigenti di società satellite coinvolti nelle triangolazioni che si sarebbero concluse con l’esportazione di capitali per decine di milioni di euro. Il buco aperto nelle casse di Eutelia sarebbe, sempre secondo l’avviso di chiusura delle indagini, di circa 100 milioni, 62 dei quali derivanti da un’ipotesi di falso in bilancio su una cessione fittizia del ramo d’azienda "Voiceplus", e 33 (più 3 milioni di sterline) originati invece da uno scenario di appropriazione indebita, somme stornate dai conti della società madre, dirottate in Romania, Bulgaria, Isole del Canale e Inghilterra, con destinazione finale in Svizzera.

 

Ma quante possibilità ha Eutelia di evitare l’amministrazione straordinaria chiesta dal Pm Rossi? Gli amministratori attuali, a cominciare dal presidente Leonardo Pizzichi, ci sperano ancora, anzi sono convinti che la società di via Calamandrei abbia le potenzialità per salvarsi con le proprie gambe. Certo, i conti non inducono all’ottimismo, nemmeno quelli ufficiali che registrano una perdita di bilancio di 59 milioni di euro, coperti con un abbattimento del capitale sociale da 34 a 7 milioni e un ricorso alle riserve per un’altra trentina di milioni.
Ci sono tuttavia anche altre cifre e sono quelle della relazione che accompagna la proposta di amministrazione straordinaria, procedura prevista dalla legge Prodi del 1979, più garantista nei confronti dei dipendenti di un fallimento classico perchè punta al risanamento dell’azienda e non alla sua liquidazione. Ebbene, in quei numeri si parla di debiti col fisco iscritti a ruolo per 34 milioni, più altri accertamenti tributari, ancora passibili di ricorso per una novantina di milioni.

 

Assai rilevante sarebbe anche l’indebitamento ordinario, mentre fortemente passivo continuerebbe ad essere il flusso di cassa mensile. Situazione difficilissima insomma. Tale da giustificare una dichiarazione di insolvenza, sia pure col paracadute dell’amministrazione controllata? Oppure Eutelia può ancora farcela da sola, magari con una ricapitalizzazione frutto dell’intervento di nuovi soci? L’ultima parola tocca ai giudici.