Arezzo, 10 febbraio 2010 - Non era previsto che si salvasse nessuno e nessuno si è salvato dai fulmini del Pm Roberto Rossi. Il caso Eutelia scende di un piano a Palazzo di Giustizia: dal terzo della procura al secondo dell’ufficio Gip, dove dovranno presentarsi in quindici (tutti quelli che avevano ricevuto l’avviso di chiusura indagini, membri della famiglia Landi, dirigenti dell’azienda, avvocati d’affari e altri personggi legati al gruppo) per rispondere di una raffica di reati che si riassumo in varie ipotesi di associazione a delinquere: finalizzata al falso in bilancio, all’appropriazione indebita e alla frode fiscale. Più una raffica di imputazioni minori in cui rientra persino la subornazione di un testimone.

 

Ora che il Pm Roberto Rossi ha firmato una richiesta di rinvio a giudizio che era attesa da settimane se non da mesi, l’attenzione si sposta sul futuro di un’inchiesta che si avvia a diventare processo. Il primo passaggio è la fissazione della data per l’udienza preliminare e questo spetta all’ufficio Gip, sulla base dei soliti criteri: rischio prescrizione e presenza di imputati detenuti. In questo caso non c’è nessuno in carcere e non c’è neppure il pericolo di estinzione del reato per il troppo tempo trascorso. Il che rischia un po’ allungare i tempi, ma si potrebbe comunque approdare nell’aula del Gip prima dell’estate, al massimo al ritorno dalla ferie. A seguire il dibattimento vero e proprio, davanti al collegio del tribunale, e qui le date prevedibili vanno dalla fine dell’anno al primo semestre del 2011.

 

Sarà indubbiamente un processo clamoroso. Per i reati contestati (siamo di fronte a violazioni societarie per un’azienda quotata in borsa), per il livello degli avvocati difensori (assieme all’aretina Alessandro Cacioli c’è il principe del foro milanese Ennio Amodio, esperto di diritto societario, già legale di Silvio Berlusconi) e per il nome degli imputati. Tra i quindici ci sono infatti sei membri della famiglia Landi, venuta su quasi dal niente ma assurta a notorietà nazionale: sono il presidente onorario di Eutelia, Angiolo, Samuele, ex amministratore delegato, poi uscito anche dal consiglio d’amministrazione, per molti anni il vero uomo forte del gruppo di via Calamandrei.

 

Fu il protagonista della contestatissima ’irruzione d’autunno nella sede romana dell’azienda ed in seguito ha persino fondato una specie di partito politico. Con lui i fratelli Raimondo e Isacco, il figlio di Raimondo, Sauro, e il figlio di Angiolo, Alessandro. Tutti loro sono accusati dell’appropriazione indebita di 33 milioni di euro, più 3 milioni di sterline, che sarebbe andata avanti dal 2003 al 2008, fino alla vigilia del blitz della Finanza. In sostanza, somme ingenti sarebbero state stornate dai conti di Eutelia e dirottate in Svizzera per tramite di triangolazioni societarie in Inghilterra, Isole del Canale, Romania e Bulgaria, verso banche estere. Sarebbe toccato poi all’avvocato elvetico Pier Francesco Campana, riciclare i soldi attraverso altre società estere.

 

C’è poi un secondo capitolo fondamentale d’accusa ed è quello che riguarda la cessione alla "Voiceplus" srl del ramo d’azienda relativo ai numeri telefonici a valore aggiunto. Sessantadue milioni, secondo gli inquirenti, mai contabilizzati e dunque sottratti agli azionisti di minoranza. A seguire i reati fiscali (sulle somme ricordate non sarebbero mai state pagate le tasse) e l’accusa (subornazione di teste per il solo Sauro) di aver fatto pressione su un teste perchè desse la versione più favorevole ai Landi. Gli altri imputati sono Daniele Bonarini, Giovan Battista Canali, Alessandro Iaboni, Fabio Luci, Marco Mariotti, Pasquale Pallini, Daniele Bonarini, Maurizio Sorini e Roberto Zambrenti. Per tutti ormai l’appuntamento col Pm Rossi è nell’aula del Gip.